Perchè è inutile condannare Berlusconi


La condanna di Berlusconi dimostra ancora una volta la miopia degli italiani, che pensano che una condanna possa cambiare le cose, e vedono la giustizia come una questione di tifoseria e non di fatti e di morale.

Non basta liberarsi di Berlusconi, bisogna vedere come ce ne si libera. Berlusconi seguirà ora sempre di più la parabola di Craxi, e finirà per fuggire una volta che sarà chiaro che rischia seriamente il carcere. Ma non sarà un grande cambiamento per l’Italia, come non lo è stata la fuga di Craxi, la magistratura non può fare rivoluzioni, solo il popolo può farle. Quando ci fu mani pulite Di Pietro poté andare avanti finché ebbe il sostegno del popolo, ed ebbe il sostegno del popolo finché le televisioni continuarono ad alimentarne la rabbia, poi nel momento in cui Berlusconi si preparò a entrare in politica le televisioni cambiarono completamente punto di vista, spensero l’interesse della folla. E non fu solo una questione di potere mediatico, il problema era il sistema della corruzione e del clientelismo: alla fine tutti gli italiani c’erano dentro, tanti avevano ottenuto il lavoro per raccomandazioni o grazie a tessere di partito, oppure speravano di ottenerli in futuro, o erano stati aiutati dai parenti, o avevano dato qualche mancia qua e là per evitare una multa o per fare prima un esame medico. Insomma se fosse stato condannato il sistema della corruzione e del clientelismo, gli italiani avevano paura di perdere pure loro la possibilità di corrompere e ottenere raccomandazioni. Abituati da sempre a vivere in un mondo ingiusto, in cui si sopravvive servendo i potenti, hanno preferito seguire Berlusconi anche sapendo che non era per nulla onesto, anzi proprio per quello.

Il popolo non può delegare alla magistratura la lotta per la propria libertà, se vuoi salvarti devi saperlo fare da solo. Se invece che tirare monetine, a Craxi avessero tirato sassi e bombe la storia sarebbe stata diversa. Le monetine erano molto indicative: erano un modo per sbeffeggiare Craxi, ma senza assumersi la responsabilità di ucciderlo, insomma erano innocue, senza alcuna ammissione di responsabilità da parte di chi gliele tirava.
In passato sono stati tanti ad avere la delega della liberazione: Garibaldi, Vittorio Emanuele II, l’esercito durante la prima guerra mondiale, i fascisti, i partigiani, gli americani, i democristiani e i comunisti, e infine Berlusconi. Questo sempre perché il popolo non ha mai avuto il coraggio di combattere in massa contro i suoi nemici, si è sempre trattato di piccoli gruppi di persone che si sono arrogati il diritto di decidere per il bene di tutti, o di personificare quel bene. In realtà alla fine i più poveri, deboli e ignoranti sono quelli che ne pagano il prezzo: i contadini del mezzogiorno che acclamarono Garibaldi furono gli stessi che poi divennero briganti o emigrarono nelle Americhe per la fame; esattamente come i creduloni che sono rimasti attaccati allo schermo credendo in Berlusconi oggi si lamentano di come va l’economia o del fatto che nessuno finisce in galera anche commettendo gravi reati. La consapevolezza degli italiani è rimasta la stessa di quella dei contadini meridionali ignoranti di un secolo e mezzo fa, con la differenza che loro avevano almeno la loro morale contadina, gli italiani di oggi non hanno nemmeno quella. Questo spiega come mai allora seguirono uno come Garibaldi, e oggi seguano uno come Berlusconi.

Quando un sistema è marcio non lo si può cambiare senza versare sangue. Non bastano i tribunali, il voto o partiti e movimenti per cambiare un paese dominato dalla mafia, dalla corruzione, dall’inefficienza e dalla mancanza di moralità. Finché i criminali, specie quelli che hanno avuto il controllo del potere politico ed economico, potranno vivere sereni la loro vecchiaia senza preoccupazioni, e i loro figli continueranno a gestire il loro patrimonio rubato allo stato e al popolo, la gente saprà sempre che solo il crimine paga. Ai tempi dei Borboni i camorristi venivano appesi in una gabbia a morire di fame per la strada, e venivano tenuti lì davanti alle porte della città finché i cadaveri diventavano scheletri, in modo che i napoletani ricordassero chi aveva l’autorità. La camorra non venne mai sconfitta, e c’era molta complicità da parte dello stato, ma in questo modo almeno veniva tenuta entro certi limiti. Se il popolo vede che a morire sono i poveracci, e non i criminali, si adegua sostenendoli, e aspira a diventare come loro. Non a caso Berlusconi è invidiato, non solo perché è ricco, ma perché le sue sono ricchezze rubate e ottenute senza grande fatica, e non solo perché può avere donne bellissime, ma perché le può comprare come oggetti. È proprio la parte peggiore di Berlusconi che gli italiani invidiano e cercano di imitare, e non è un caso se il numero di omicidi di donne continua a salire di anno in anno.

Ma il problema non è solo Berlusconi, ma tutti quelli che lo hanno sostenuto: i finti parlamentari di sinistra che per 20 anni si sono prestati a fingere di fare opposizione, i banchieri che lo hanno aiutato quando stava per fallire, i mafiosi che lo hanno candidato alla politica per avere una nuova pace sociale, i finanzieri e gli imprenditori truffaldini come Ligresti, Marchionne o Riva… tutti sono complici del sistema e hanno contribuito ad aggravarlo, aumentando la complicità dello stato nelle loro ingiustizie. Gli ateniesi eressero una statua ad Armodio e Aristogitone, che avevano assassinato il tiranno Ippia, come protettori della democrazia. Ma l’assassinio del tiranno è sufficiente solo quando il popolo è giusto e non ci sono molti complici del potere, allora la sua morte è sufficiente perché la gente ritorni a darsi un giusto ordinamento. Ma se non è così una volta che si uccide il tiranno il potere sarà preso da qualcun’altra delle persone di potere che gli giravano intorno, e il popolo non si opporrà perché non desidererà veramente un giusto ordinamento. Quando gli italiani volevano la morte di Mussolini, la volevano solo perché gli davano le colpe della guerra, dimenticando che quando lui l’aveva annunciata da palazzo Venezia loro si erano messi a urlare entusiasticamente, fingendo ma si erano messi ad urlare. Gli italiani di allora non volevano uno stato più giusto di quello fascista, volevano solo la pace a qualunque costo, anche essere schiavi degli americani, dei comunisti, dei democristiani o della Chiesa. Allo stesso modo non volevano veramente un’Italia più giusta quando Craxi se ne andò, e non la vogliono oggi che Berlusconi sta per andarsene. Fondamentalmente gli italiani vogliono sempre una cosa sola: essere lasciati in pace. Per questo i moralizzatori come Giordano Bruno e Savonarola, o gli idealisti come Mazzini, non hanno mai avuto fortuna in Italia: gli italiani amano la morale della Chiesa solo perché sanno che è ipocrita e corrotta, e perché puoi tranquillamente rubare e spergiurare se poi ti confessi; gli uomini veramente puri, che cercano veramente di cambiare la società e i comportamenti della gente, in Italia sono condannati al rogo o all’esilio.

Non c’è quindi da aspettarsi niente di buono dal futuro. Il successore di Berlusconi, sia Grillo o chiunque altro, sarà ancora peggiore, e l’unica speranza è che l’Italia affondi così tanto nella crisi economica da scatenare una vera rivoluzione che spazzi via tutto nel sangue. Il problema è che la fame da sola non basta per fare la rivoluzione, servono le idee. Gli italiani sono bravissimi a trovare idee per sopravvivere in qualche modo, per arrangiarsi, ma non sanno trovare degli ideali alti a cui tendere e da rispettare nella vita di tutti i giorni, né sanno immaginare dei sistemi di governo equi, in cui non ci siano padroni e servi, abituati come sono a vivere come schiavi da secoli, almeno dalla caduta della repubblica romana poco più di duemila anni fa.
Solo la fortuna potrà portare al potere un dittatore migliore di quelli del passato, ma sarà difficile, bisogna tenere presente che il carattere e l’ignoranza degli italiani tendono a favorire le persone peggiori, e la loro abitudine alla servitù e all’adorazione dei potenti trasformerebbe anche un buon politico in un essere snaturato senza alcun senso della realtà, come successe a Mussolini.

Solo un santo potrebbe resistere agli italiani e cambiare le cose, ma nei santi gli italiani rispettano, per una volta, i dettami del vangelo: i santi se ne stanno sempre tra i poveri, perché quello è il loro posto, mai dove possono prendere decisioni politiche e cambiare realmente le cose.


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