Quando ero giovane (parliamo di 15 anni fa, non 50 o 60) mi piacevano particolarmente i libri fantasy, e rimasi colpito soprattutto da un paio di personaggi della saga di Dragonlance di Margaret Weis e Tracy Hickman. Il primo era Raistlin, che era un mago con una enorme potenzialità naturale, e che venne maledetto dal suo maestro per cercare di insegnargli megli a vivere ed usare i suoi poteri; la sua maledizione consisteva nel vedere tutte le persone come se fossero già vecchie e decrepite, davanti ai suoi occhi il tempo era già passato e il mondo perdeva l’allegria e l’attrattiva che ha per le persone comuni. Il secondo personaggio era Astinus il bibliotecario, lo storico del mondo, che era stato condannato a redigere la storia degli avvenimenti che stavano accadendo; per fare questo gli era stata data l’immortalità e l’onniscenza, in modo che potesse scrivere la storia fino alla fine dei tempi, fino a che non sarebbe rimasto in vita solo lui, e a quel punto avrebbe potuto posare la sua penna e mettere il suo ultimo libro nella biblioteca; e le anime dei morti sarebbero state giudicate in base alle loro azioni riportate in quei libri.
La storia è sempre intimamente connessa al concetto di tempo, e gli uomini in questo sono molto limitati. La vita umana va tra i 50 e i 100 anni, e in passato era anche più breve, questo incide pesantemente sulla visione del mondo degli esseri umani, sul loro modo di vivere, i loro giudizi, le loro speranze e le loro azioni. La mente umana non è stata progettata per capire la vita di una farfalla che vive solo un giorno, o la vita di un gatto che in natura può morire facilmente alla nascita o spesso dopo uno o due anni, o la vita di un albero secolare che può arrivare ad aver conosciuto san Francesco o, in rari casi, anche Giulio Cesare.
Einstein diceva che siccome da bambino il suo sviluppo mentale era stato un po’ ritardato si era trovato da adulto a riflettere su problemi come il tempo e lo spazio che normalmente vengono risolti quando siamo bambini, questo gli ha consentito di guardare la cosa con occhi diversi dalle persone comuni, che partono con dei pregiudizi acquisiti dall’esperienza, e gli ha permesso di formulare la teoria della relatività.
La storia (quando fatta bene) è un costante tentativo di andare oltre i nostri limiti temporali, di renderci conto che al di fuori della nostra vita e della nostra mente esiste un mondo che ha leggi completamente diverse. La storia è un enorme tentativo di traduzione di pensieri, azioni, idee e organizzazioni di epoche passate, è come se fossero state scritte in una lingua esotica che per essere tradotta necessita della comprensione dei caratteri usati nella scrittura, della società del tempo, della personalità di chi scrive, delle istituzioni del tempo, e di come doveva essere la vita quotidiana. Significa, come dicevano gli indiani d’America, “camminare con i mocassini di un altro per almeno una luna” (e che noi traduciamo come “essere nei panni di un altro”).
La modernità offre indubbiamente enormi vantaggi e opportunità, ma è anche un potente sonnifero per i sensi. Prendete Facebook, le persone che si suicidano o muoiono improvvisamente lasciano la loro pagina di Facebook così com’è, e se nessuno ha i dati di accesso per modificarla quelle pagine continueranno ad esistere come se quella persona fosse ancora viva. Non è una tomba, perché non è una pagina fatta specificamente per ricordare un morto, anche se si potrebbero aggiungere dei commenti dopo la morte della persona, ma non è neanche qualcosa di compiuto come un articolo o un saggio, che possono essere più o meno vivi e di valore indipendentemente dal fatto che l’autore sia vivo o morto.
Sembra che questo nostro mondo sia fatto di un eterno presente, un po’ come nello zen si dice che esiste solo il “qui e ora”, ma senza la consapevolezza e l’immersione nel presente proprie dello zen. Questo spiega la mancanza di conoscenze e interesse per la storia: se già non riesci a vivere la tua vita difficilmente sarai interessato a conoscere la vita di altre persone. Spiega anche le recrudescenze di nazismo e fascismo oggi, perché molte persone non trovando nessun modo appagante di vivere e interpretare il mondo oggi si rifugiano in qualche modello vecchio, usando la storia come una specie di droga per non sforzarsi di usare il cervello e interpretare la realtà creando idee nuove, e prendendosi la responsabilità di queste idee.
Da questo deriva l’importanza della storia, che deve insegnare agli uomini non semplicemente i fatti accaduti in passato per evitare di ripetere gli stessi errori, ma le idee, gli ideali, i modi di vivere di persone di altri tempi e altre culture, la cui vita era più o meno diversa da quella che viviamo noi ma il cui cervello era identico. Lo storico deve quindi saper vivere un giorno di una farfalla così come un anno siderale, deve saper entrare nella testa di un uomo delle caverne, un gatto, un kamikaze, un Papa medievale o Alessandro arrivato sulle sponde dell’Indo.
Perché la storia alla fine è solo una questione di tempo e traduzione.
- Raccolta di saggi su come si costruisce la storia a partire dalla memoria, e come la storia sia sempre il frutto di una mediazione “Che cos’è la storia?“
- I primi due libri di storia dell’antichità in un solo imponente volume “Le storie di Erodoto e la guerra del Peloponneso di Tucidide“
- Il più importante e famoso libro sulla storia del XX secolo “il secolo breve“
4 risposte a “Che cos’è la storia? Tempo e traduzione”
Scusa Massimiliano, non ho avuto tempo in queste ore di leggere i tuoi post e sai perché..
Finisco di mangiare, faccio un’altra cosa e poi leggo tutto.
sì certo non ti preoccupare, tanto il blog rimane sempre qui, e poi era solo la prima parte, devo ancora scrivere il resto.
Ottimo articolo.
Sono tornato ora, ha cominciato a piovere e quindi devo rimanere in casa.
Visto che ho tempo, tento di leggere altri tuoi articoli.
Inserisco l’articolo che mi hai dedicato sul mio blog, e fra qualche ora ti invito a darmi un tuo parere su un post che ho scritto io.
Dammi tempo di perfezionarlo, ciao.
La storia è come una sfilata di moda. Cambiano gli abiti, le varianti sono innumerevoli, anche se i trend durano abbastanza a lungo, ma il contenuto degli abiti è sempre lo stesso: soliti, balordi, a volte idioti, altre volte eccellenti, esseri umani. Meglio sfilare, che assistere alla sfilata, non credi? Ci si diverte un pò di più, quantomeno. 🙂