Il colonialismo maori e la strage dei moriori dell’isola di Chatham


I moriori erano una popolazione polinesiana discendente dai maori, più di cinque secoli fa un gruppo di maori colonizzò l’isola ci Chatham, nella parte più meridionale della Polinesia, e rimase lì isolato per molte generazioni perché era un’isola sperduta e non era possibile stabilire delle comunicazioni periodiche con la Nuova Zelanda. Così ben presto i maori si dimenticarono dei coloni, e quest’ultimi si dimenticarono da dove venivano e di che popolo facevano parte, infatti si diedero anche un nome diverso: moriori (che probabilmente, come il termine “maori”, significa semplicemente uomo).

L’inglese William Broughton arrivò lì nel 1791, e ovviamente prese possesso dell’isola in nome di sua maestà britannica fregandosene di cosa ne pensassero i locali. Ma per una volta non furono i colonizzatori europei a compiere uno sterminio, gli indigeni non vennero attaccati e i moriori erano un popolo totalmente pacifico che, anche se avesse voluto combattere, aveva solo utensili di pietra da usare come armi. Diversi morirono per via delle malattie trasmesse dagli europei, ma la maggior parte sopravvissero. L’isola poi era povera e non c’era nulla che potesse interessare particolarmente gli stranieri.

Il problema fu quando i maori scoprirono l’esistenza dell’isola di Chatham, perché un gruppo di un migliaio di loro saputo che c’era un’isoletta che poteva essere colonizzata, e che gli abitanti erano praticamente disarmati e non sapevano nulla di guerra, salparono alla conquista dell’isola. I combattimenti furono semplici, i maori avevano anche i fucili, e per secoli avevano lottato tra loro per le limitate risorse della Nuova Zelanda, così quasi tutti i moriori vennero uccisi in pochi giorni, i sopravvissuti furono ridotti in schiavitù e i corpi dei morti, come da tradizione maori, furono cucinati e mangiati.

un guerriero maori con tatuaggi a fascia sulle braccia e le gambe 

I moriori si erano separati dai maori solo per qualche secolo, ma l’isola di Chatham era un ambiente così diverso che li fece diventare un popolo molto diverso nel giro di appena 400 anni. Infatti neanche i maori che attaccarono l’isola avevano capito che i moriori erano loro parenti un po’ alla lontana. L’isola di Chatham è piccola e povera di risorse, non può sostenere più di 2000 uomini, ed è molto a sud, al di là della fascia tropicale dove i maori erano abituati a vivere; quindi le piante che erano abituati a coltivare lì non sopravvivevano per via del clima troppo rigido, quindi i moriori furono costretti a diventare cacciatori e raccoglitori, cacciando occasionalmente qualche foca o uccello e prendendo un po’ di pesce. Furono anche costretti ad abbandonare la cultura guerriera propria del popolo maori, perché con una popolazione così piccola e nessun nemico da attaccare mantenerla avrebbe significato che si sarebbero massacrati tra di loro al punto di estinguersi. Non a caso il loro mitico fondatore è ricordato come colui che aveva proibito il cannibalismo. Tutto questo diede origine ad una società estremamente pacifica, che ricorreva a combattimenti rituali per risolvere le dispute, e che tecnologicamente rimase sempre bloccata all’età della pietra, perché sull’isola non c’erano altri materiali e i moriori non ebbero contatti con nessuna altra popolazione.

La tragica storia dei moriori insegna quanto l’ambiente incida sull’organizzazione delle società umane, e come due popolazioni uguali se vengono separate possano dare origini a risultati diversissimi qualche secolo dopo.
In biologia questo si chiama speciazione allopatrica, ed accade quando una piccola popolazione di animali di una certa specie si trova separata dal gruppo principale, ad esempio perché il livello dell’acqua si alza dividendo i due gruppi e impedendo al secondo gruppo di tornare indietro. Questi animali bloccati in un ambiente diverso nel corso delle generazioni si sviluppano in maniera diversa rispetto agli antenati da cui si sono staccati (l’esempio classico è quello dei fringuelli di Darwin alle Galapagos che avevano un becco diverso a seconda dell’isola su cui si trovavano).
Anche gli esseri umani sono suscettibili alla speciazione allopatrica, e, nonostante non cambi significativamente il loro codice genetico nel giro di poche decine di generazioni, i cambiamenti dal punto di vista sociale possono essere anche più impressionanti.

Un’altra lezione di questa storia, che anche chi è ferocemente contro l’imperialismo e il colonialismo deve notare, è che le popolazioni “primitive” come i maori non sempre sono pacifiche e pacioccone come vengono romanticamente descritte spesso. Molte, come i maori, sono feroci guerrieri abituati a sterminare (e a volte a mangiare) le tribù nemiche. Bisogna dire comunque a favore di questi popoli che la loro violenza normalmente non è gratuita; ad esempio i maori erano arrivati ad essere centomila in Nuova Zelanda, era tanti e continuando a uccidersi tra loro potevano mantenere abbastanza controllata la popolazione. Se fossero stati pacifici come i moriori sarebbero periodicamente morti di fame ogni volta che ci fosse stato un eccesso demografico, mentre così invece almeno potevano morire combattendo; in più mangiando i corpi degli sconfitti ritualmente ne assorbivano la forza, ed era un po’ come se i vinti continuassero a vivere ancora nel corpo dei vincitori. I massacri perpetrati dai conquistadores spagnoli o le guerre indiane non avevano invece nessuna giustificazione, nascevano solo dal desiderio di trovare l’oro, conquistare città, o accaparrarsi nuove terre. Anche i maori che attaccarono l’isola di Chatham volevano colonizzarla, ma si comportavano in quel modo anche tra di loro, la violenza regolava gran parte della loro società. Gli spagnoli, i portoghesi, gli inglesi e gli altri europei invece vivevano in società ordinate e pacifiche, certo c’erano delle guerre ogni tanto ma erano più l’eccezione che la regola, e se si fossero comportati in patria come facevano con i maya, gli inca o gli indiani d’America sarebbero stati prontamente impiccati. 

Questa storia è raccontata, assieme ad altri esempi e considerazioni di carattere biologico e storico, da Jared Diamond nel suo libro “Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni“, uno dei libri di storia recenti più importante per chi, come me, ama spaziare dall’età della pietra al futuro invece che soffermarsi su un particolare periodo o una particolare civiltà. Un libro sui moriori, l’isola di Chatham, e la Nuova Zelanda in generale è invece (in inglese) Pitt Island.


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Una risposta a “Il colonialismo maori e la strage dei moriori dell’isola di Chatham”

  1. ho letto il libro di Diamond tempo fa, molto bello. Ed ho vissuto in NZ per alcuni mesi, molto bella. Purtroppo oggi i Maori, tranne alcuni casi, sono confinati a lavori di bassa manovalanza e, consumando cibi economici, sono spesso obesi ma sono un popolo fiero e molto ospitale, parola di chi ha fatto 3000km in hitchhiking!!
    buona scrittura!

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