Come l’Onu è solo fonte di maggiori ingiustizie


Quando nacque la lega delle nazioni, antenata dell’Onu, il suo scopo era abbastanza circoscritto e semplice: dopo la prima guerra mondiale si voleva evitare che ce ne fosse una seconda, e risolvere i conflitti tra le grandi potenze diplomaticamente invece che militarmente. Era un concetto semplice, e nella sua ingenuità e purezza l’ultimo residuo della morale ottocentesca. Non era però una riunione vera o presunta di tutte le nazioni della terra, era chiaro che i veri padroni erano gli stati che avevano vinto la guerra (a parte la Russia, che dopo la rivoluzione d’ottobre era isolata), anche se formalmente l’Etiopia non aveva uno status diverso dall’Inghilterra.

Il tentativo fallì miseramente per via delle condizioni di pace del trattato di Versailles che umiliavano la Germania, ma l’idea in sé non era male. L’Onu nacque in un periodo storico e con propositi diversi. Il mondo era profondamente cambiato, e sarebbe cambiato ancora nei decenni successivi, le grandi potenze avevano lasciato il posto alla guerra fredda, ed erano nati molti stati nuovi che avevano raggiunto l’indipendenza, come l’India, e tanti altri se ne sarebbero aggiunti negli anni ’50 e ’60. Ma alla fine a dettare legge erano Stati Uniti e Unione Sovietica, quasi tutti gli altri stati erano satelliti dell’una o dell’altra, non potevano parlare o votare liberamente; solo una piccola minoranza di paesi era neutrale e cercava una propria strada, come l’India di Nehru, la Jugoslavia di Tito, e, più tardi, la Libia di Gheddafi.

Fino a che durò la guerra fredda l’Onu ebbe poco peso, in entrambe le fazioni i panni sporchi si lavavano in famiglia, e anche i colpi di stato organizzati dalla cia e le rivoluzioni simpatizzanti per i russi non erano questioni di cui si dibattesse pubblicamente. Anche per questa inutilità nella diplomazia, forse, l’Onu assunse progressivamente sempre più funzioni umanitarie: come nel stabilire le armi e i comportamenti proibiti nelle guerre e cercare soluzioni per la fame nel mondo e la povertà.
Le cose cambiarono con la caduta dell’Unione Sovietica. Si è pensato che, libero dal blocco della guerra fredda, l’Onu potesse incominciare ad esercitare una forza morale anche attivamente, partendo dalla considerazione che il fallimento della società delle nazioni era stato quello di non avere un esercito che potesse imporre le sue decisioni, e punire gli stati che venivano condannati. A Hitler della società delle nazioni non gliene fregava niente perché sapeva che non poteva fargli nulla, se invece fosse scattata automaticamente una invasione della Germania sarebbe stato costretto a non abbandonarla, e a scendere a termini con essa. Questa idea nasce da un concetto tipicamente infantile: che il mondo debba essere giusto, o che si possa o debba fare sempre qualcosa per evitare o punire le ingiustizie.

L’unico modo per evitare la nascita e la vittoria del nazismo sarebbe stato fare un trattato di pace migliore, o almeno rendersi conto dopo i primi tempi che andava rivisto. Dopo la salita al potere di Hitler era troppo tardi, non si poteva fare più niente per evitare il disastro. Una guerra preventiva contro la Germania avrebbe distrutto Hitler, è vero, come è successo a Saddam, ma ciò non significa che il mondo sarebbe stato in pace. Se si crea un sistema in cui un gruppo di nazioni o individui può decidere, per semplice voto di maggioranza, che uno stato va bombardato e occupato militarmente, da esso non potrà che nascere ingiustizia. Nel caso di Hitler possiamo dire che sarebbe stato un bene alla fine perché sappiamo come è andata a finire, ma col senno di poi è facile tirare le somme. Ma come fai prima di agire a sapere che invadendo l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Siria o l’Iran farai più bene che male? Non puoi saperlo, anzi puoi logicamente supporre che probabilmente simili interventi sono negativi nel 99% dei casi, eppure questa è la logica che è stata applicata all’Onu a partire dalla prima guerra del golfo.

Gli stati sono come una famiglia. Se c’è un padre ubriacone e violento farà certamente del male alla moglie e ai figli. Ma se in una riunione di condominio la maggioranza decide di assassinarlo questo non garantisce affatto che essi abbiano un futuro migliore, né che siano felici della cosa. Bisogna accettare che certi problemi semplicemente non hanno una soluzione, e che non sono nemmeno nostri fino a quando non ci viene chiesto aiuto. Ci saranno sempre dittatori, genocidi, guerre civili, invasioni, profughi, anche questo fa parte della “civiltà”. L’Onu così come è strutturato ora non risolve nessun problema, perché come la società delle nazioni è schiavo degli stati più potenti che possono porre il veto nel consiglio di sicurezza; il che significa che gli americani possono usare il napalm a Fallujah, gli israeliani essendo amici degli americani possono usare il fosforo bianco contro i palestinesi, i russi possono sterminare i ceceni, i cinesi possono arrestare e torturare i tibetani, ma se un governo di un piccolo stato non ha amicizie tra questi potenti può essere bombardato e invaso con qualunque scusa, senza bisogno di portare alcuna prova. Insomma l’Onu non serve ad altro che a ribadire che chi ha il potere può fare quello che vuole, e siccome il mondo è sempre andato così non c’è bisogno di una istituzione che rafforzi ulteriormente questo concetto. Anche senza l’Onu gli americani continuerebbero a fare le loro guerre, ma almeno le farebbero senza avere la scusa e la giustificazione morale dell’Onu.

Una istituzione internazionale che si occupi di giustizia e progresso per l’umanità non sarebbe sbagliata, ma dovrebbe essere inerme. Avendo la possibilità di giustificare interventi militari, l’Onu sarà sempre complice degli stati più potenti, le sue decisioni saranno sempre di natura politica, e rispecchieranno gli interessi dei più forti. Quindi diventa solo uno strumento per commettere maggiori ingiustizie.
Una simile istituzione dovrebbe limitarsi all’informazione e all’educazione, ed essere libera dall’influenza diretta della politica e dell’economia. Se producesse prove documentate dell’uso di armi proibite, di omicidi di massa, di abusi dell’esercito e della polizia, delle repressioni eccessivamente violente di alcuni governi, allora sarebbe già un passo avanti nel migliorare il mondo. Hitler non a caso cercava di tenere nascosta l’esistenza e la reale natura dei campi di concentramento, perché sapeva che la cosa non sarebbe stata accettata dal popolo tedesco, sapeva che le atrocità non si possono commettere apertamente senza perdere totalmente prestigio all’interno e all’esterno dei confini nazionali.

Questo non significa che molti regimi non continueranno ad esistere nonostante il loro comportamento, ma almeno ci sarà una maggiore probabilità che scoppino genuine rivoluzioni, o che cambino almeno in parte i loro metodi sapendo che corrono dei rischi; oggi invece corrono dei rischi solo gli stati che sono obiettivi degli americani, o le popolazioni che hanno etnie o religioni estranee all’interno di qualche grande potenza o qualche sua alleata (i ceceni in Russia; i tibetani, i mongoli e i turchi in Cina, i curdi in Turchia, Iraq e paesi limitrofi). I governanti del Bahrein hanno potuto massacrare tranquillamente le folle che protestavano mentre sui media occidentali si accusava Gheddafi di usare i caccia contro i manifestanti (cosa che nessun governo ha mai fatto nella storia umana e che semplicemente non ha senso né militarmente né politicamente) senza nessuna prova.

Una simile istituzione, che si limitasse a dare informazioni e documentazioni senza esprimere condanne formali contro paesi o persone, sarebbe indubbiamente un miglioramento. Oggi sostanzialmente le televisioni ripetono a pappagallo quello che dicono i politici come se fosse una notizia, se Obama dice che in Siria sono stati usati i gas i giornali titolano “Assad usa i gas contro i ribelli”. Se invece è Assad a dire che è pericoloso armare dei terroristi islamici con dei gas letali perché in futuro colpiranno anche gli occidentali con attentati la notizia viene tradotta in “Assad minaccia l’Europa di scatenare attentati terroristici”. Nell’era di google translate e della comunicazione globale casualmente sono sempre i discorsi di certe persone che vengono distorti, sarebbe meglio togliere il “servizio di traduzione” alla non proprio neutralissima Al Jazeera, le cui notizie in inglese vengono poi riportate pari pari in tutto il mondo occidentale.

Se i dittatori non potessero più nascondere i loro crimini, e i paesi potenti e i loro alleati non potessero censurare o modificare a loro piacimento le notizie dei media, il mondo gradualmente cambierebbe. Continuerebbero ad essere compiute atrocità, e continuerebbero a essere dichiarate guerre su basi risibilmente false, ma il loro numero diminuirebbe e avrebbero più facilmente cattive conseguenze per i governi che le compiono.


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