Genocidi e violazione dei diritti umani: cosa non fare per evitarli


Il genocidio è un argomento lungo e complesso, che richiederebbe diversi libri per essere sviscerato in tutte le sue forme: le cause, i metodi, i modi per prevenirli o almeno cercare di fermarli sul nascere o minimizzare i danni, e gli interventi che invece sono inutili e dannosi. Questo articolo riguarda specificamente quest’ultimo argomento, che è sempre di attualità da 30 anni a questa parte, quando davanti al congresso degli Stati Uniti una ragazza (che poi si scoprirà essere la figlia dell’ambasciatore americano a Kuwait City) raccontò una storia completamente inventata su come le truppe irachene che avevano invaso il Kuwait avessero staccato tutte le incubatrici del principale ospedale della capitale lasciando morire i bambini per trasportarle a Bagdad. Quella storia assurda e senza senso fu decisiva nel voto che portò alla prima guerra contro l’Iraq, e inaugurò la stagione degli “interventi umanitari”.

Poco più tardi iniziò la pulizia etnica da parte dei serbi in Jugoslavia, e per tre anni non si fece niente per intervenire, nonostante le vittime fossero centinaia di migliaia (nulla in confronto al Kuwait, che fu conquistato molto facilmente e non poteva opporre resistenza). La nato intervenne solo perché i profughi erano diventati una marea enorme, ed ovviamente cercavano di rifugiarsi nella ricca Europa, che non ne voleva sapere minimamente di accogliere quegli straccioni solo perché erano vittime di un genocidio. Era più conveniente bombardare la Serbia fino a convincere Milosevic a desistere: gli americani erano contenti perché così le industrie di armi potevano ricevere delle belle commissioni per le bombe, e l’esercito poteva provare le nuove bombe e i nuovi proiettili all’uranio impoverito; le nazioni europee potevano disfarsi dei profughi senza fare la figura dei razzisti, anzi sembrando caritatevoli nel combattere per la loro libertà, ma in realtà quei profughi sarebbero stati obbligati a tornare in case bombardate, i cui terreni erano stati minati e contaminati dall’uranio, con le bombe a grappolo inesplose che ancora oggi continuano a fare morti e invalidi, e in mezzo alla stessa popolazione che aveva cercato di ucciderli pochi anni prima. Milosevic è stato poi catturato e processato da un tribunale internazionale senza alcuna legittimità, difendendosi fino all’ultimo dalle accuse di aver pianificato la pulizia etnica, morì prima della fine del processo per malattia ma fino ad allora nessuna vera prova era stata trovata di un suo coinvolgimento. In ogni caso Milosevic non era un dittatore come lo si è sempre voluto fare passare, era un presidente democraticamente eletto e senza particolari poteri speciali.

Sempre nel ’94, lo stesso anno dei bombardamenti della NATO sulla Serbia, il Ruanda si stava consumando il più grande genocidio degli ultimi decenni col conflitto tra hutu e tutsi. Nessuno mandò bombardieri, e le truppe dei vecchi colonialisti francesi che dopo tre mesi di massacri intervennero stettero a guardare senza muovere un dito perché non avevano direttive precise. Quando i ribelli tutsi ebbero la meglio compirono a loro volta massacri per vendicarsi e costrinsero alla fuga un milione di profughi. Sfortunatamente (o fortunatamente, magari alla fine a molti è andata meglio che ai serbi) loro potevano rifugiarsi solo in altri paesi africani, quindi gli europei potevano fregarsene e lasciarli morire di fame.

Qualche anno dopo con l’arrivo di Putin al potere due palazzi saltano misteriosamente per aria, e vengono accusati i terroristi ceceni. Putin era un sostenitore della guerra contro gli indipendentisti ceceni, e grazie a quell’atto di presunto terrorismo riuscì ad avere un’ondata di approvazione elettorale che gli consentì di diventare il nuovo zar della Russia. Putin era stato anche a capo dei servizi segreti, poteva quindi facilmente avere agganci per far saltare lui quei palazzi per poi dare la colpa ai ceceni. In ogni caso la guerra in Cecenia è stata un vero e proprio genocidio, in cui lo stato Russo ha usato tutta la sua schiacciante superiorità militare contro la piccola regione. Nessuno ha mai proposto interventi militari o sanzioni economiche contro la Russia, né si è mai dibattuto del problema ceceno all’Onu perché si tratta di un “problema interno”.

Poi arriva l’attentato alle torri gemelle. Molto logicamente dopo che è stato compiuto il più grande attentato della storia per giorni non ci sono rivendicazioni, è il governo americano ad accusare Bin Laden, che inizialmente risponde di non essere stato lui. Poi appariranno diversi video di Bin Laden in cui si presenterà come il vendicatore dei paesi arabi contro l’occidente, ma non dirà mai di essere il responsabile dell’attentato. I talebani offrirono la consegna di Bin Laden agli americani. Gli americani invasero l’Afghanistan.
L’attentato delle torri gemelle non fu un vero e proprio genocidio, ma fu orchestrato da una parte dei servizi segreti americani e dei gruppi di potere che avevano interesse nell’invasione dell’Afghanistan. Gli americani poterono attaccare senza bisogno di portare alcuna prova del fatto che l’attentato fosse stato commesso da Bin Laden, e senza che i talebani e gli afghani c’entrassero nulla (anche secondo la versione della cia gli attentatori erano di nazionalità saudita, ma nessuno ha mai proposto di invadere l’Arabia Saudita per questo).
 Putin approfittò della nuova politica americana per bollare i ceceni come “terroristi”, in modo da spegnere definitivamente le poche flebili proteste contro la guerra cecena. Fortunatamente per lui i ceceni sono in maggioranza mussulmani, fossero stati buddhisti avrebbe dovuto trovare un’altra scusa. I cinesi fanno lo stesso coi tibetani.

Poi arriva la seconda guerra con l’Iraq, la guerra preventiva. In quel caso non c’è nemmeno bisogno di un attentato per giustificare l’invasione, basta la paura di un eventuale attentato con le armi chimiche che gli americani stessi avevano venduto a Saddam. Si inaugura così una ulteriore versione degli interventi umanitari, quella per cui si possono compiere piccoli o grandi massacri per evitare ipotetici futuri genocidi. Se qualcuno abbatte le torri gemelle è un atto di terrorismo, se si bombardano Sarajevo o Bagdad è un intervento umanitario. Se gli americani posseggono centinaia di testate atomiche sparse in tutto il mondo non è un pericolo per l’umanità, se i coreani o gli iraniani posseggono una o due testate può essere la fine del mondo. Se Saddam invade il Kuwait, nazione inventata dagli inglesi per poter mantenere il controllo del medioriente dopo la prima guerra mondiale e che apparterrebbe di diritto all’Iraq, è un dittatore sanguinario; se gli americani occupano militarmente territori dall’altra parte del mondo che non c’entrano niente con la loro storia sono dei salvatori.

Il passo finale è la guerra alla Libia. In questo caso si usa una tecnica diversa: si crea una piccola insurrezione armata, ci si inventa che Gheddafi abbia ordinato di bombardare la popolazione civile (senza alcuna prova, senza nessun testimone, nessun video, nessuna foto, nessun nome e cifre di vittime), si chiede l’autorizzazione per la no fly zone all’onu e poi si bombarda indiscriminatamente fino a che dopo otto mesi un gruppo di straccioni ribelli non può dire di avere conquistato il potere. In questo caso ci si inventa un genocidio per autorizzarne e compierne un altro, e permettere l’insediamento al potere di uomini venduti agli stranieri e senza nessuna legittimità, che svenderanno le ricchezze del paese e gli impediranno di essere la guida politica ed economica di una Africa unita.

Che cosa insegnano queste storie? Si possono imparare diverse cose: la prima è che l’intervento militare non è mai una cosa fatta o non fatta per ragioni umanitarie, ma solo politiche ed economiche, non si può quindi puntare su questo per evitare futuri genocidi perché non si farebbe altro che giustificare le ingerenze dei paesi più potenti su quelli più piccoli, che si possono permettere di fomentare ribellioni o possono diffondere notizie false tramite i media per giustificare un intervento. La seconda è che serve un reale interesse per questi problemi, a nessuno gliene fregava niente dei ruandesi o dei bosniaci e per questo non si è fatto niente, ed è ipocrita fingersi preoccupati per la morte di qualche decina o centinaia di libici e non parlare nemmeno della morte di un milione di ruandesi. La terza è che non ci si può aspettare che le sanzioni economiche e l’isolamento possano portare dei frutti: la Corea del nord è isolata da decenni e il governo è saldamente in controllo del potere, e a pagare il prezzo dell’embargo con carestie e povertà è solo la popolazione che si dice (sempre ipocritamente) di voler difendere; sostituire i bombardamenti con gli embarghi non è un metodo per “usare la diplomazia”, ma per uccidere in modo più pulito e meno evidente. E per ultimo, ma in fondo alla base di tutto, che non si possono fare due pesi e due misure: un morto americano non può valere più di un arabo; la continua minaccia di invadere la Siria e l’Iran non può non essere considerata terrorismo; americani e israeliani non possono essere esentati dal rispettare la convenzione di Ginevra perché dicono di lottare contro i terroristi (con uso del napalm, del fosforo bianco e della tortura). Il genocidio si basa proprio sul presupposto che ci sia una parte di popolazione che ha il diritto di massacrare un’altra parte per il bene comune, o per vendicarsi di un torto subito; se si dà all’onu, agli americani e ai pochi altri potenti paesi come la Russia e la Cina la possibilità di decidere chi è buono e chi è cattivo, chi deve vivere e chi può essere ucciso liberamente, non si fa altro che creare nuovi genocidi ancora peggiori di quelli del passato. 150 anni fa gli americani combattevano nella guerra civile, era una guerra stupida e per molti versi ipocrita, ma quantomeno la combattevano per difendere la loro libertà. Oggi il governo manda ragazzini ignoranti in giro per il mondo ad uccidere persone che non c’entrano nulla con loro, e che quindi possono molto più facilmente massacrare senza nessuna pietà perché non ne capiscono la lingua, la cultura, e gli è stato insegnato che sono esseri inferiori. Questo non significa che non possano esserci massacri indiscriminati tra persone che si conoscono bene, il Ruanda ne è il migliore esempio, ma anche in quel caso è un po’ più facile per le vittime e i carnefici dare un senso alla loro storia; mentre ad esempio i vietnamiti non hanno mai capito perché gli americani li hanno attaccati, perché hanno ucciso indiscriminatamente così tanti civili. Il genocidio del Ruanda era frutto di un momento di follia collettiva e orgia di violenza, ma almeno questo i ruandesi lo possono capire; mentre i vietnamiti no, perché non avevano nessuna relazione con gli americani, non erano rivali e nemici come gli hutu e i tutsi, non vivevano nello stesso paese lottando per il potere e le scarse risorse, e i vietnamiti non avevano mai fatto nulla agli americani. Se si giustificano i mezzi usati negli ultimi anni non si farà altro che mandare altre truppe in giro per il mondo, a combattere contro veri o presunti dittatori o terroristi, sconvolgendo la storia, la politica e la economia locale. Perché c’è una sola cosa peggiore di un genocidio per una nazione, ed è un genocidio creato da altri, che non appartiene alla sua storia. Ad esempio il conflitto in Italia tra comunisti e fascisti fu molto sanguinoso e pieno di atrocità, ingiustizie e falsità, ma fu totalmente italiano, non intervennero delle truppe straniere nel dopoguerra per sostenere una delle due fazioni e aiutarla a sconfiggere l’altra; per quanto sia brutta, si può dire che sia una pagina di storia italiana, e questo rende più facile mandare giù il boccone amaro ed accettarlo, anche se è difficile rivangare il passato ed anche comprendere quelle vicende si può cercare di dargli qualche senso. Invece né i vietnamiti né gli americani sanno perché hanno combattuto la guerra del Vietnam, non c’era un senso e un ideale alla base di quella guerra, perfino le guerre di Hitler avevano almeno alla base la costruzione di un mondo migliore (migliore almeno dal punto di vista dei nazisti). Il genocidio per quanto terribile può essere parte della storia di una nazione, ed è un evento tragico come un altro che ogni nazione ha il diritto di affrontare e risolvere senza interferenze esterne, soprattutto senza interferenze militari o embarghi economici.

Alla fine come detto in precedenza anche la guerra civile americana e quella della fine della guerra e del dopoguerra in Italia possono essere considerati dei genocidi. Per fare un altro esempio ci furono decine di morti e centinaia di arrestati durante gli anni delle lotte per i diritti civili dei neri in America, e intervenne anche l’esercito, ma tutti ricordano solo piazza Tien Am En come episodio di soppressione delle libertà civili dicendo che la Cina ha un governo dispotico che causa massacri indiscriminati, in realtà la soppressione di quella rivolta fu positiva perché evitò che la Cina cadesse nel caos e nell’anarchia, che sarebbero costati milioni di morti senza nessuna certezza di ottenere un governo migliore; mentre in America furono uccisi Malcom X e Martin Luther King, e molti neri che non chiedevano altro che la messa in pratica dell’uguaglianza tanto decantata per duecento anni dalla costituzione americana, non erano un pericolo per lo stato ma solo per i razzisti membri segreti del Ku Klux Klan che avevano il potere economico e politico in America. Non bisogna dunque pensare che i genocidi siano frutto delle dittature, o che tutte le ribellioni contro le dittature siano giuste e tutte quelle contro le democrazie sbagliate, e soprattutto bisognerebbe incominciare a scendere dal trono in cui le nazioni ricche si sono messe e considerare che un paese come l’America in cui ogni tanto qualche pazzo mitraglia qualche decina di persone, in cui milioni di neri vivono abbandonati a se stessi nei ghetti a morire di crack, e in cui l’1% della popolazione detiene il 99% della ricchezza (e paga il 34% delle tasse) non può ergersi ad esempio della giustizia nel mondo. E questo vale anche per un paese come l’Italia in cui 3 delle cinque più grandi organizzazioni criminali possono lavorare liberamente mentre il governo manda i bombardieri a bombardare l’Iraq e la Libia e nemmeno un soldato contro la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta; in cui i napoletani muoiono ogni giorno di cancro per via dei rifiuti, gli aquilani stanno al freddo nelle baracche e tra le macerie dopo il terremoto (e ci rimarranno altri 30 anni), e i politici che si sono intascati gli aiuti straordinari del governo per le emergenze sono tranquillamente seduti sulle loro poltrone; in cui puoi morire se devi essere operato di appendicite perché magari il chirurgo che ti opera si è comprato la laurea o è parente di qualche politico, puoi morire in attesa che si concluda un processo, puoi morire prima di ricevere una pensione di invalidità (e anche quando te la danno fai la fame comunque). Quanti in America e in Italia sono ogni anno quelli che muoiono a causa delle ingiustizie sociali, della malavita, della droga, della corruzione?  E quanti vivono tutta la loro vita privati della loro dignità e senza alcuna speranza di avere un futuro migliore se non vincendo alla lotteria?


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