La guerra civile romana offre un curioso confronto riguardo il destino degli uomini. I suoi due protagonisti, Mario e Silla, ebbero entrambi due profezia sul loro futuro. Mario si dice abbia trovato da giovane un nido d’aquila con sette aquilotti, una cosa eccezionale visto che le aquile normalmente non fanno più di due o tre uova, questo più tardi fu interpretato come un presagio del fatto che avrebbe ricoperto la carica di console per sette volte. Silla, durante le trattative di pace con i parti, conobbe un indovino che gli predisse che sarebbe morto all’apice della sua gloria.
Non si sa se la storia degli aquilotti sia stata inventata da Mario o qualcuno vicino a lui, fatto sta che fu proprio Mario che fece diventare l’aquila simbolo del senato e del popolo romano, segno che se anche non credeva realmente nella profezia quantomeno gli piaceva l’idea che potesse essere vera. Nonostante le tante battaglie combattute e la pericolosa vita politica di Roma, Mario riuscì a vivere a lungo, fino a diventare vecchio, ma era riuscito a raggiungere solo sei consolati. Desideroso ancora di gloria e potere, dopo essere stato sconfitto ed essersi rifugiato in Africa decise di tornare a Roma e sfruttare l’assenza di Silla dalla città per riprenderne il controllo. Il suo ritorno fece scoppiare nuovamente la guerra tra le due fazioni, e Mario si dimostrò particolarmente crudele e sanguinario nel far uccidere chiunque destasse il minimo sospetto di tradimento. Mario ottenne la sua settima carica di console, come voleva tanto, e dopo due settimane morì.
Plutarco a conclusione della vita di Mario scrive questo:
“Così come Platone diceva spesso al filosofo Senocrate, che era famoso per avere un carattere particolarmente tetro, “Mio buon Senocrate, sacrifica alle grazie”, così se Mario avesse potuto essere persuaso a sacrificare alle muse greche e alle grazie, non avrebbe posto la più brutta corona possibile sopra una carriera tra le più illustri sui campi di battaglia e nel foro, né sarebbe stato mosso dalla potenza della passione, da una ambizione sconveniente per la sua età, e da un’insaziabile avidità verso la spiaggia di una vecchiaia tanto crudele e selvaggia.”
Anche Silla rispettò la sua profezia, divenuto dittatore di Roma ufficialmente e non avendo più rivali, dopo che la pace era stata ristabilita restituì i suoi poteri al senato e si ritirò nella sua villa per scrivere le sue memorie, morendo anche lui poco dopo averle finite. Nessuno sa se lo fece proprio perché aveva realmente paura di morire in quel momento in cui aveva conquistato il massimo potere, o se invece voleva sinceramente cercare di ristabilire l’autorità del senato e far sopravvivere la repubblica romana. Sicuramente non aveva bisogno di profezie per sapere che se avesse cercato di mantenere il potere avrebbe rischiato seriamente di essere ucciso, come successe poi a Cesare, quindi probabilmente si trattò soprattutto di prudenza, ma una prudenza che poteva essere seguita da lui perché era in grado di controllare le sue passioni, al contrario di Mario. Inoltre Svetonio racconta di come Silla avesse anche rinunciato ad avere guardie del corpo, e come girando come un cittadino comune si fermasse a rispondere a qualunque domanda o critica che gli facessero i passanti sul suo operato al governo. Se Silla non avesse veramente creduto di ristabilire i vecchi valori della repubblica romana, ma avesse solo avuto paura di morire, non avrebbe rinunciato alle guardie del corpo, né si sarebbe messo a giustificare il suo operato. Per questo fu poi preso in giro da Svetonio, Pompeo e Cesare, che trovavano ridicola la rinuncia a un potere assoluto che era già stato conquistato.
Questa storia insegna due cose. La prima è che è meglio fidarsi di uomini che preferiscono trascorrere il loro tempo nella compagnia di attori e prostitute, ridendo e bevendo, come faceva Silla (a patto che questa persona sia seria e interessata al bene dello stato, come Castro o Churchill insomma, non come Berlusconi). La seconda è che nella vita di ogni uomo accadono tanti fatti che possono essere interpretati in diversa maniera, e a cui si può dare importanza oppure no; e alla fine ogni uomo sceglie di credere nella profezia che più gli fa comodo per giustificare le proprie inclinazioni, e nel caso non ne trovi nessuna se la crea apposta.