Meath the truth e il riscaldamento globale dovuto all’allevamento


Meath the truth è un documentario realizzato qualche anno fa dal partito olandese per la protezione degli animali. Lo scopo è di sensibilizzare e informare la gente sul fatto che l’allevamento degli animali (specialmente delle mucche) è la maggiore causa del riscaldamento globale, più di tutti i veicoli a motore del mondo.
Le mucche producono metano come conseguenza della digestione dell’erba, e il metano è dodici volte più dannoso dell’anidride carbonica per la produzione dell’effetto serra. Da dopo la seconda guerra mondiale il consumo di carne è aumentato enormemente, divenendo abituale nei paesi ricchi; questo ha portato ad un enorme aumento degli allevamenti e alla intensificazione degli stessi. Il risultato è stato quello di creare delle immense fabbriche in cui gli animali vengono chiusi, sfruttati e poi uccisi, e in cui vengono somministrati ormoni per aumentare la produzione di latte e antibiotici per prevenire le malattie legate alle pessime condizioni di vita degli animali, tutti medicinali che poi vanno a finire nella carne e nel latte e vengono riassorbiti dagli uomini che li mangiano e bevono.
L’aumento degli allevamenti ha causato sia un progressivo aumento delle emissioni di gas metano, sia la deforestazioni in Brasile ed altre parti del mondo per far spazio alle piantagioni di soia ed altre colture per dare da mangiare a questi animali. Oggi siamo arrivati al paradosso che su 6 miliardi di persone nel mondo 1 miliardo è obeso o a rischio obesità, un altro miliardo rischia di morire di fame, e la metà della produzione cerealicola mondiale viene usata per dare da mangiare agli animali. A peggiorare la situazione è il fatto che i cinesi migliorando la loro condizione di vita mangiano più carne, ed è soprattutto in Cina che aumentano gli allevamenti come conseguenza dell’aumento delle popolazioni urbane e della crescita del reddito di una larga fascia della popolazione.

Tutta questa produzione di carne e di latte è inutile. Il latte è prodotto in quantità enormi, molto più di quanto è necessario, e non si sa cosa farne di quello in eccedenza. La carne è consumata in misure eccessive, che fanno male alla salute, soprattutto in America dove la carne è sempre stata un alimento tradizionale da quando i primi coloni sopravvivevano cacciando, passando per gli immensi macelli di Chicago nella seconda parte del diciannovesimo secolo e ai ranch dei cowboy. Oggi l’americano medio consuma 150 chili di carne l’anno, cioè quasi mezzo chilo al giorno. Questo è favorito anche dai venditori di hot dog a ogni angolo delle strade e ai McDonald, che permettono di mangiare a poco prezzo attirando sempre più persone che vogliono mangiare velocemente ed economicamente. Sempre in America qualche anno fa decine di persone sono morte per dell’ormone della crescita dato ad alcune mucche che ha avvelenato il latte, e questo senza che ci sia nessuna necessità di aumentare ulteriormente la produzione, che è già eccessiva.

Gli stati dovrebbero diminuire il consumo e la produzione di carne e di latte, e favorire i piccoli allevatori che non usano sistemi intensivi, rispettando gli animali e producendo carne e latte di qualità. Non è che questo debba significare spingere al vegetarianismo la maggior parte delle persone, basterebbe arrivare a ridurre drasticamente la produzione e il consumo di carne, latte e formaggio. I principali problemi sono tre: il fatto che la gente e quasi tutti i politici non siano informati del problema; la potenza economica dell’industria zootecnica che può o corrompere i politici o convincerli che difendere i loro interessi significa difendere l’economia nazionale; e il fatto che le abitudini alimentari sono una cosa molto personale e difficile da cambiare, più ad esempio che spingere all’abitudine di riciclare i rifiuti, non è quindi facile spingere le persone a cambiare la loro dieta (molti non lo fanno neanche quando gli si dice che rischiano di morire di infarto).


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