L’omicidio di Wilma Montesi è stato il primo grande caso di cronaca nera dell’Italia repubblicana, oltre che segnare l’inizio del declino della politica italiana (che continua ancora oggi). Nel 1953 venne trovato il suo cadavere sulla spiaggia di Ostia, morta affogata e mezza svestita. Nessuno ha mai capito esattamente come sia morta e chi possa eventualmente averla uccisa, e tutte le ipotesi che si sono fatte sono state fantasiose. Ad alimentare la fantasia popolare e giornalistica era la morte poco chiara e il fatto che Wilma fosse una brava ragazza, figlia di una famiglia modesta e con una vita assolutamente normale, si fosse trattato di una prostituta anche supponendo che fosse stata uccisa la cosa non avrebbe destato molto clamore.
Si suppose inizialmente che si fosse suicidata, anche se l’ultima volta che era stata vista aveva detto che sarebbe uscita a fare una passeggiata ed era tranquilla e senza nessuna ragione, almeno in apparenza, per suicidarsi. La seconda ipotesi, fantasiosa e comica, fu la “morte per pediluvio”, teoria secondo cui avendo mangiato un gelato ed avendo il ciclo si sarebbe sentita male per essersi bagnata i piedi nel mare (per via di un eczema che aveva su un piede), sarebbe svenuta e morta affogata in quel modo.
Dopo queste ipotesi si aprirono le speculazioni politiche. Era il 1953, c’erano le elezioni e i due schieramenti cercavano in ogni modo di guadagnare consensi, e, come sempre succede in Italia, tentavano di farlo principalmente denigrando gli avversari. Era già accaduto nelle prime elezioni del 1948 che ci fosse lo scandalo di monsignor Cippico (il cui vero nome era Edoardo Prettner), un prete che approfittava di poter entrare e uscire dal vaticano per commerciare valuta pregiata, facendo il cambiavalute clandestino fornendo dollari (allora introvabili) agli industriali italiani. Il partito comunista montò una grande campagna contro la Chiesa e la democrazia cristiana, Chiesa che peraltro aveva arresta Cippico (sebbene tenendo la cosa segreta) ma lui era riuscito a fuggire dalla torre dei venti in Vaticano dove era stato rinchiuso e così il fatto divenne di dominio pubblico. Fu poi arrestato in casa di un ex gerarca suo amico, sospettato anche di un furto di gioielli in cui non c’entrava niente (si scoprì poi come nei film che era stato il maggiordomo, cioè la cameriera). Il caso di Cippico era piccolo piccolo, venne ingigantito per ragioni propagandistiche. Nel caso di Wilma Montesi si trattava invece di un omicidio di una donna, quindi era potenzialmente una bomba politica.
Un giornalista di un giornale comunista mise per primo in giro la voce che per l’omicidio era indagato Piero Piccioni, figlio di Attilio Piccioni (ministro e braccio destro di De Gasperi, numero due della dc). Lui dopo essere stato a lungo interrogato sostenne di avere ricevuto l’informazione da “fonti democristiane vicine a De Gasperi”, il che non è affatto da escludere, anzi appare forse come l’ipotesi più probabile. La democrazia cristiana era già allora un covo di serpi, e tanti volevano prendere il posto di De Gasperi e avere maggiore libertà nella gestione del potere, e all’interno della stessa cerchia di De Gasperi il posto di numero due poteva fare gola (c’era anche un certo Andreotti in quel gruppo, un ragazzo che avrebbe fatto strada…). I comunisti quindi, o avuta la notizia o dopo essersela inventata, la diffusero per attaccare Attilio Piccioni tramite il figlio. Piero Piccioni fece poi causa al giornalista che alla fine ritrattò tutto, e così si concluse la parte politica del caso di Wilma Montesi.
Dopo qualche mese incominciò la parte scandalosa della vicenda, nel senso che da scandalo politico si trasformò in una storia di cronaca nera in cui entravano i personaggi più improbabili e le ipotesi più assurde, alimentate tutte dai giornali che facevano a gara a pubblicare interviste e fare rivelazioni basate sul nulla. Inizia tutto con una ragazza che dice di essere stata a una festa insieme a Wilma in una villa a Capocotta di un certo (sedicente) marchese Montagna; a quella festa si sarebbero fatte delle orge e girava alcol e droga, e proprio un cocktail di quest’ultimi uccise Wilma, che poi fu portata sulla spiaggia per sviare le indagini facendo credere che fosse annegata. Questa ragazza era un’attricetta che evidentemente frequentava il Montagna perché sperava attraverso di lui di conoscere qualche politico che la aiutasse a fare carriera, il marchese era un finto nobile che guadagnava dalle sue conoscenze nel mondo della nobiltà, dello spettacolo e della politiche. Non sappiamo se ci fossero effettivamente questi supposti festini, ma molto probabilmente non si trattava di niente di eccezionale, al massimo Montagna si poteva trovare a fornire qualche ragazza disponibile a qualche politico o altro uomo importante, venendo poi ricompensato da entrambe le parti. Nella scena entrò poi un’altra persona curiosa, Maria Augusta Moneta Caglio; come dice il nome lungo era una nobile e conoscente del Montagna, era l’unica persona che si poteva ritenere credibile tra gli accusatori, anche se anche lei non portò nessuna prova. Si scoprì poi che era innamorata e aveva litigato col Montagna, e le sue accuse erano quasi certamente un modo per vendicarsi.
In quel periodo si scrissero decine di sceneggiature di film sull’accaduto, e decine di memoriali che i protagonisti (o i parenti o gli amici dei protagonisti) speravano poi di vendere con la scusa di raccontare la loro verità. Erano i prodromi di quello che poi si è scatenato qualche anno fa da Cogne in poi, anche nel caso di Wilma Montesi ci fu uno zio, lo zio Giovanni (come lo zio Michele), che fu all’inizio sospettato, c’era il sesso e la droga (come nel caso del delitto di Perugia in cui fu arrestata Amanda Knox), e c’era la vittima innocente e dalla vita apparentemente limpida (come nel caso della fidanzata di Raffaele Sollecito o del piccolo Samuele). Insomma negli ultimi anni i giornalisti non hanno inventato nulla di veramente nuovo, alla fine quello che fa scandalo sono sempre questo tipo di argomenti. I giornalisti e anche la magistratura si lasciarono trasportare da quella ondata, Sepe rimase famoso come il primo magistrato ad entrare prepotentemente nelle cronache, tanto che ci fu chi lo candidò alla presidenza della repubblica (e ricevette anche alcuni voti). È vero che idealmente il magistrato dovrebbe essere anonimo, ma ci sono casi in cui questo non può avvenire come nei casi di Falcone, Borsellino e Di Pietro, se ti occupi di casi molto grossi è normale che se ne parli, la differenza la fa se ti occupi di tangenti in cui sono coinvolti i partiti come Di Pietro o se ti piace fare indagini sui vip come spesso ha fatto negli ultimi anni Woodcock. Se ti capita diverse volte di indagare personaggi famosi senza avere grandi prove allora vuol dire che cerchi solo la notorietà. Per quanto riguarda i giornalisti lo scandalo di Wilma Montesi partì per ragioni politiche, l’innocenza o la colpevolezza di Piccioni era solo una scusa per accusare o difendere la Democrazia Cristiana, per cui a seconda della parte politica Piccioni era considerato assolutamente da condannare o da assolvere; anche gli scandali moderni sono nati da una esigenza politica, anche se diversa: quella di distrarre la gente e fornire alla televisione e ai telegiornali qualcosa di cui parlare ogni giorno per ore. In un momento in cui il governo Berlusconi pensava solo ai suoi interessi personali e la situazione economica e sociale del paese peggiorava sempre di più bisognava trovare qualcosa da dire, qualcosa che fosse un buon riempitivo. Vespa era quello più in crisi perché nell’ultimo decennio è finita anche la finta della sinistra di fare una reale opposizione, e non poteva ogni giorno o quasi invitare dei politici e riuscire ogni volta a fingere che ci fossero delle differenze tra loro, occorreva avere altri argomenti di cui parlare. Non è un caso che da quando c’è Monti si parla solo della crisi e dello scontento della gente, sembra che non accadano più delitti misteriosi e non si parla più dei vecchi, perché ora che Berlusconi non è più al governo si può dire quanto è grave la situazione economica e politica, magari incominciando anche a fare la conta degli imprenditori che si suicidano, e casualmente hanno incominciato a suicidarsi proprio con Monti, mentre prima navigavano nell’oro.
Per questo per creare un nuovo paese bisogna partire dalla punizione dei colpevoli: i colpevoli politici come Berlusconi, che ha sempre fatto finta che la crisi non esistesse perché era troppo impopolare parlarne e ancor di più aumentare le tasse o toccare i privilegi dei politici o della Chiesa per ridurre le spese abolendo le provincie o facendo pagare l’ici sui beni ecclesiastici; e i colpevoli giornalistici come Vespa che hanno creato quel mondo finto e dorato in cui perdersi per sempre dimenticando la realtà, trattando gli spettatori come dei pupazzetti del plastico di Cogne, allo stesso modo in cui Berlusconi tratta i cittadini. Senza punizioni chi verrà dopo di loro continuerà a comportarsi allo stesso modo, perché è un sistema che funziona magnificamente: Vespa ha guadagnato milioni di euro grazie ai contratti rai, più chissà quanti versati direttamente da Berlusconi, solo per ingannare costantemente i telespettatori, e Berlusconi ha potuto governare senza fare più di una o due leggi all’anno per anni fingendo di essere sempre all’opera. È la coincidenza tra il potere politico e quello giornalistico che crea casi come quello di Wilma Montesi, anche se è vero che i giornalisti sono portati per loro natura a cercare lo scandalo e a ingigantirlo, il seguire un caso esclusivamente per ragioni politiche è una cosa diversa, non si tratta di un errore di giudizio o di un’esagerazione, ma di una servile decisione di attenersi a un copione prestampato.
Una risposta a “L’omicidio di Wilma Montesi e l’intreccio tra giornalismo e politica in Italia”
Posso pubblicarlo sul mio blog, ovviamente a tuo nome, stasera?