Perchè non esiste uno stato che non sia sanguinario


Viviamo in un’epoca molto strana, in cui c’è pochissima aderenza alla realtà. Non siamo più abituati al sangue, nei tempi antichi e durante le guerre mondiali il popolo era spesso chiamato in massa a combattere guerre, nel medioevo anche se combattevano solo i nobili e i mercenari la gente comunque subiva le distruzioni della guerra, e soprattutto delle epidemie e delle carestie. La morte era un evento comune e pubblico, potevi facilmente trovare cadaveri per strada nel medioevo, e anche i bambini si abituavano alla cosa, esattamente come si abituavano al sesso vedendo gli animali (o anche i genitori, visto che quasi sempre si dormiva tutti nella stessa stanza).

Oggi è molto diverso, la morte è relegata nei cimiteri, la malattia e la sofferenza negli ospedali, fuori tutti devono essere sani e allegri. Ancor prima che ipocrita e ignorante è un mondo falso, che non rispetta le leggi basilari della natura. Questo si ripercuote anche sulla politica e sull’idea di stato, deformata dalla lunga pace e dal grande progresso economico dopo la seconda guerra mondiale.
Si pensa che questo sia un mondo di pace perché l’Europa non ha più conflitti da molti decenni (a parte la guerra in Jugoslavia e in Kossovo, che sono considerati comunque ai margini della “vera” Europa), in realtà buona parte del resto del mondo o è in guerra, o è coinvolto in periodici conflitti, o è periodicamente dilaniato da guerre civili, rivoluzioni e controrivoluzioni. E le armi usate in queste guerre provengono sempre dall’Europa, dagli Stati Uniti e dalla Russia, così come i soldi e gli appoggi militari per creare o sostenere i gruppi ribelli contro stati considerati nemici, come nel caso della Libia e della Siria.

Ma lo stato democratico uccide anche internamente. Il fatto che non ci siano più repressioni sanguinose non significa che lo stato non sia violento, anzi… In realtà ogni politologo vi dirà che lo stato è violento per definizione, nel senso che esercita per sua stessa natura una forza coercitiva su tutti i cittadini, e per poter mantenere l’ordine deve per forza usare un certo grado di violenza. Gli stati moderni, e in particolare quello italiano, usano però una violenza molto subdola, che viene nascosta come la morte nei cimiteri.
In Italia si può morire perché gli ospedali non funzionano, perché non c’è abbastanza polizia, perché si viene strangolati dalla burocrazia, dalle tasse, dal pizzo, dai tempi della giustizia… è un modo indiretto di uccidere, ma anche peggiore di quelli diretti. Se in una manifestazione o una rivolta dei poliziotti o dei soldati sparano sulla folla possono avere delle giustificazioni: lo stato deve mantenere l’ordine per evitare che nell’anarchia si compiano violenze maggiori, ci possono essere degli eccessi individuali o degli errori, e anche i politici possono compiere in buona fede degli errori di valutazione ordinando repressioni inutili rispetto al reale pericolo. Le morti indirette per mano dello stato invece non hanno nessuna giustificazione, perché sono frutto solo di incuria, di menefreghismo, di corruzione che non fa arrivare i soldi che dovrebbero arrivare, oppure di complicità con le organizzazioni criminali da parte dei politici. Certo un errore da parte di un medico è accettabile, neanche il migliore può per tutta la sua carriera non commetterne mai uno, ma se un’operazione va male perché manca la luce in sala operatoria, o perché il medico si dimentica il bisturi nella pancia del paziente, o perché non ci sono i soldi per comprare macchine che salverebbero la vita o manca il personale per poterle utilizzare, non si tratta di normali errori.

In Italia lo stato uccide non facendo nulla di concreto contro la mafia. Si certo la polizia continua a combatterla come può, ma lo stato in questo c’entra poco, non è che possa dire alla polizia di non fare nulla contro la mafia. Lo stato però avrebbe il potere di mandare l’esercito, di condannare al 41bis non solo i mafiosi ma anche i politici che hanno avuto rapporti con la mafia, e di sequestrare tutti i beni non solo dei mafiosi e delle loro famiglie ma anche dei politici coinvolti in associazione mafiosa. Non dico che sarebbe per forza una guerra facile, né che sarebbe per forza vinta, ma lo stato potrebbe quantomeno provare a combatterla; se non lo fa dà dimostrazione di non voler realmente risolvere il problema. È come con l’evasione, per decenni i politici hanno detto che bisognava fare qualcosa contro l’evasione, poi è arrivato Monti e ha mandato i finanzieri in giro, ci voleva proprio un genio dell’economia per capire come risolvere il problema…
Invece i soldati vengono spediti a fare missioni di pace uccidendo arabi in giro per il mondo e spendendo milioni di euro, mentre la mafia continua ad uccidere in Italia e all’estero col traffico di droga e di armi. Poi ci si lamenta che gli africani vengono qui fuggendo dalla guerra e si dice che non hanno alcun diritto di stare qui, e che diritto ha allora lo stato di produrre e di vendere armi all’Africa? E di permettere alla ‘ndrangheta di commerciarle illegalmente? Finché la miseria, il caos e la guerra in Africa saranno prodotti e alimentati dai paesi ricchi gli africani avranno tutto il diritto di emigrare in quei paesi, e anche di crearvi più problemi possibili, problemi che non saranno comunque minimamente mai paragonabili a quelli che i paesi ricchi hanno causato agli africani.

E se mi si chiede chi potrà fare tutto questo, la risposta è semplice: chi deciderà di poterlo fare. Non è possibile nascondersi dietro le scuse che nessuno deve poter decidere chi è giusto e chi non lo è, chi è buono e chi è cattivo; dichiarare la legge marziale per combattere la mafia significherebbe fucilare decine di migliaia di persone: i mafiosi, i politici collusi, e tutti i cittadini che li nascondono consapevolmente perché hanno paura più di loro che dello stato. Personalmente se avessi il potere sarei ben lieto di potermi prendere la responsabilità di queste morti, perché so che l’alternativa sono milioni di morti silenziose, perché so che se c’è un prezzo e una responsabilità per agire ce n’è anche uno per non agire. E qualcuno che deve decidere chi deve vivere e chi deve morire c’è sempre, perché chi ha il potere ha sempre questa responsabilità, la domanda è se Andreotti, Craxi e Berlusconi sono persone accettabili a cui affidare la vita e la morte di altre persone. L’Italia è arrivata dove è arrivata lasciando il potere nelle mani di persone sempre forti con i deboli e deboli con i forti, creando alla lunga una vera e propria classe sociale di criminali (mafiosi, politici corrotti, banchieri bancarottieri e speculatori) che vivono sulle spalle dello stato causando miseria e morte, e continuando a seguire questa strada quella classe sociale continuerà ad essere intoccabile.

Lo stato, dunque, per sua definizione fa scorrere sangue. Il problema vero è: di chi è il sangue che scorrerà in futuro?


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