Don Gallo vero prete e vero comunista


L’Italia è sempre stato un paese di etichettati ed etichettatori. Ai tempi della guerra civile tra Mario e Silla a seconda di chi aveva il potere quelli che erano sospettati di avere simpatie per il nemico periodicamente venivano perseguitati, uccisi e i loro beni sequestrati. Nel medioevo nelle città come Firenze ai tempi delle lotte tra guelfi e ghibellini succedeva lo stesso, sempre perseguitando, uccidendo e sequestrando i beni degli sconfitti. L’ultimo caso è stata la resistenza e la guerra civile tra fascisti e comunisti che ne è seguita, e che si è protratta anche dopo la pace, fino agli anni di piombo. Messe via le armi, nominalmente è continuata fino a un mese fa, quando finalmente Berlusconi ha dovuto arrendersi al fatto che non poteva più fingere di essere nemico dei comunisti, così come i finti comunisti non potevano più fingere di essere sempre stati al servizio di Berlusconi. Ma gli italiani, almeno per adesso, sono ancora abituati a queste etichette, allo stare da una parte o dall’altra.

In questa Italia un uomo come don Gallo doveva stare stretto. Un prete che aveva fatto la resistenza; che pur non desiderando l’instaurazione di un regime comunista credeva negli ideali del socialismo e che le domande che esso poneva alla società fossero legittime; che pur non rinnegando la Chiesa sosteneva la laicità dello stato e la corruzione reciproca che deriva dall’abbraccio tra il potere temporale e quello spirituale. Era facile bollarlo come “prete rosso”.
Un prete che accogli tutti, gay, trans, divorziati; che si occupa degli ultimi, dei rinnegati dalla società, e vive con loro e per loro; che vuole un rinnovamento della Chiesa, ne contesta la struttura piramidale di potere, quella morale vecchia di secoli e insensibile alla realtà presente, e quella finanziaria in cui il vaticano è proprietario di una banca e di innumerevoli immobili in giro per il mondo e soprattutto in Italia senza rendere conto a nessuno di quanti soldi ha e come li gestisce.
Era facile bollarlo come eretico.

Ma la ragione vera per cui don Gallo ha destato tanta diffidenza, quando non odio e disprezzo, è perché ha mostrato ai preti cosa vuol dire essere preti, ai comunisti cosa vuol dire essere comunista, e agli uomini cosa vuol dire essere uomo. E la gente spesso non ama questi esempi, che le ricordano che si può essere migliori, che la maggior parte delle distinzioni e delle guerre che fanno gli esseri umani sono inutili e servono solo a farci sentire dalla parte giusta della barricata.
Se i preti, i vescovi, i cardinali e il Papa non fanno i preti e pensano al rispetto del principio di autorità, all’otto per mille, ai finanziamenti per le scuole private, all’esenzione dall’imu, alla protezione degli scandali della pedofilia, alla condanna morale solo di chi ha una sessualità diversa continuando ad andare a braccetto con politici ladri e corrotti, banchieri e industriali che affamano e inquinano ma versano l’obolo, non è colpa di don Gallo.
Se i politici che dicono di essere di sinistra non hanno fatto mai nulla contro Berlusconi, non hanno mai parlato in alcun modo dei suoi crimini, hanno sempre permesso le leggi che lo hanno salvato dalla galera e fatto passare dall’essere in bancarotta a diventare uno degli uomini più ricchi del mondo, fingono di essere dalla parte dei lavoratori dicendo che l’Ilva non può chiudere per favorire i capitalisti della peggior specie, sostengono la tav perché le tangenti le ricevono anche loro e non vogliono essere da meno di quelli di destra, sostenendo di essere dalla parte dei poveri mentre guadagnano dodicimila euro al mese, più i finanziamenti pubblici e le bustarelle, e don Gallo è l’unico in questi giorni (assieme ai magistrati che indagano su Berlusconi) ad essere ancora chiamato comunista, non è colpa di don Gallo.

Gli italiani anche dopo che Mussolini pensò di farne un popolo guerriero semplicemente mettendolo in divisa, per poi scontrarsi con la dura realtà che le guerre non si vincono con le divise e le medagli al valore per meriti politici, non hanno ancora capito che non basta una tonaca per fare un prete, né una bandiera rossa per fare un comunista.

Libri di e su don Gallo

  • Tutti i libri scritti da don Andrea Gallo
  • Sulla strada con don Gallo” racconta l’esperienza vissuta da Federico Traversa – co-fondatore di Chinaski Edizioni e scrittore di strada – accanto a don Andrea Gallo, il prete da marciapiede, uno dei primi a tendere la mano a Federico, quando ancora lavorava a 600 euro al mese e in nero. Grazie a questa amicizia speciale, lo scrittore è riuscito a firmare due libri di successo insieme al Gallo, girando con lui l’Italia fra incontri e presentazioni. Il libro svela in presa diretta sia il percorso umano ed artistico di un giovane scrittore proveniente da una realtà difficile che la grande carica umana e spirituale di don Gallo, raccontandola da una posizione privilegiata.

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