Il processo Ruby è molto importante nel comprendere le dinamiche di cambiamento culturale causate dall’era berlusconiana in Italia. Può facilmente essere minimizzato come un episodio minore, e per molti versi lo è, essere stato probabilmente il mandante (o comunque la causa e il beneficiario) dell’assassinio di Borsellino, aver ospitato un boss della mafia che gestiva il traffico di droga in tutto il nord Italia e i rapimenti, aver corrotto giudici e finanzieri, aver evaso cifre incalcolabili, aver comprato parlamentari, certamente dal punto di vista penale e storico sono crimini più rilevanti. Sono però tutti reati non nuovi ai politici italiani, anche se commessi in maniera molto meno plateale hanno riguardato anche il lungo governo della democrazia cristiana e di Craxi, che hanno i loro morti sulla coscienza, i loro evasori, i loro corrotti e corruttori; Berlusconi si è limitato a riunire su di sé tutti i crimini che prima erano divisi tra tante persone di vari partiti, perché non c’era un pesce particolarmente grosso e un uomo solo attorno a cui potesse ruotare tutta la politica, l’economia e il mondo della criminalità.
Il processo Ruby invece mostra qualcosa di diverso. Di prostitute erano pieni anche i politici della prima repubblica, Craxi aveva nel suo staff un uomo il cui compito principale era proprio di andare in giro a cercare ragazze per lui e gli uomini principali del partito, specie quando erano in viaggio. Anche il fatto di andare con ragazze giovani, e a volte minorenni, non è una cosa nuova, e neanche moralmente molto criticabile. Le prostitute devono sopravvivere, per molte vendere il loro corpo è l’unica forma di sostentamento, certo sarebbe bello se la società potesse offrire loro modi diversi di vivere (e se loro accettassero sempre di vivere in maniera diversa), ma anche in una società migliore ci sarà sempre un certo numero di prostitute.
La differenza fondamentale è nelle ragazze che venivano reclutate per Berlusconi, e nel modo in cui venivano selezionate. Alcune erano effettivamente semplicemente delle prostitute, altre erano ragazze del mondo dello spettacolo che cercavano di fare carriera (e quindi se non altro erano lì più o meno per prostituirsi), ma diverse altre erano ragazze normali intrappolate dalla promessa di poter vedere Berlusconi e ricevere aiuti e favori. Il caso più evidente è stato la deposizione di una amica di Nicole Minetti che raccontava di essere stata invitata per una cena senza che le venisse spiegato nulla, ed era una ragazza normale, non si prostituiva, non lavorava nello spettacolo, era ricca di famiglia e non aveva bisogno di soldi. Il caso di Ruby è ancora peggiore, perché si tratta di una ragazzina di 17 anni, separata dai genitori dal tribunale, e che quindi avrebbe dovuto poter vivere una vita normale e protetta, non finire per essere istruita e istigata da Lele Mora su come sedurre Berlusconi nel migliore dei modi perché lui potesse in cambio ricevere i soldi che gli servivano per ripagare i propri debiti.
È vero che Ruby è una ragazza assetata di soldi e che a colto l’occasione come avrebbero fatto tante altre, ma non l’ha colta per caso, lo ha fatto perché qualcuno le ha dato la possibilità e l’ha spinta a farlo. Gli italiani hanno sempre difficoltà a capire il concetto di responsabilità, assolvendo o condannando i personaggi famosi in base alla simpatia o alla loro momentanea fortuna. Berlusconi ne è l’esempio maggiore: gli italiani gli perdonano la corruzione e l’amicizia con la mafia con la scusa che divenendo potente non ci si può non sporcare le mani, e questa scusa a sua volta viene nascosta con la scusa delle persecuzioni giudiziarie politiche. Se chiedi a un fan (perché solo di fan si tratta) di Berlusconi perché lo difende dirà che è un grande uomo capace che i comunisti vogliono eliminare per prendere il potere; se gli si fa notare che è 30 anni che Berlusconi è indagato e subisce processi, mentre è solo 20 anni che è in politica, e che i comunisti in Italia non esistono più dalla morte di Berlinguer e che volendo la sinistra avrebbe potuto impedire a Berlusconi di candidarsi già nel ’94 se non lo avesse voluto come rivale, allora risponderanno che sì, alla fine qualche crimine l’avrà commesso, ma come tutti quelli che arrivano in alto e alla fine non ha ucciso nessuno. Il problema è che Mangano, che Berlusconi ha ospitato per anni a casa sua, col traffico di droga ha ucciso e ridotto in miseria decine di migliaia di persone; il degrado morale e la perdita di tempo prodotte dalle sue televisioni hanno degradato o distrutto la vita degli italiani; la sua gestione inconsapevole dell’economia ha raddoppiato il debito pubblico e costretto la sinistra e Monti ad aumentare le tasse quando era al governo; migliaia di napoletani si sono ammalati e si ammaleranno di cancro perché Berlusconi si è accordato con la camorra per scatenare una finta crisi dei rifiuti e prendersi il merito di averla risolta. Inoltre Berlusconi non era un ragazzino quando ha iniziato, nessuno lo ha obbligato a rivolgersi agli amici siciliani di Dell’Utri per avere i soldi per incominciare a fare l’imprenditore edile, mentre, ad esempio, Andreotti non poteva evitare i contatti con la mafia una volta arrivato al potere, Berlusconi poteva evitarli benissimo perché i contatti con la mafia li ha avuti fin da quando non era ancora nessuno, ed è stato grazie a quei soldi e quei contatti che è diventato miliardario.
Gli italiani, abituati a piangersi addosso e a considerarsi sempre innocenti, non riescono a sviluppare un equo senso di responsabilità. L’Italia è il paese in cui le puttane e gli extracomunitari sono disprezzati per quello che sono; e in cui i mafiosi e i ricchi sono rispettati, ammirati e invidiati per quello che sono. E si trova ogni genere di scusa per condannare i primi e difendere i secondi, caricando le colpe morali e materiali su quelle che in realtà sono le vittime della società, coloro che hanno avuto poca o nessuna possibilità di decidere realmente della loro vita. Mentre chi ha scelto liberamente il crimine, chi ha avuto la responsabilità del potere e ne ha abusato, finché rimane al potere è sempre solo una vittima, solo quando cade in disgrazia può essere attaccato, ma non per quello che ha fatto, solo perché non possa ricordare agli italiani che si tratta di una persona normale, anzi mediocre. Ecco perché Mussolini fu esposto a piazzale Loreto come se fosse stato un mostro, perché solo credendo che fosse un mostro gli italiani potevano autogiustificarsi per averlo seguito.
Una risposta a “L’importanza del processo Ruby e il senso di responsabilità degli italiani”
Ciao Massimiliano.
Se ti interessa, da qualche giorno sto leggendo un libro consigliatomi da un bibliotecario che parla proprio dei disastri finanziari, politici e culturali del secondo governo Berlusconi (2001-2006): “Il libro nero del governo Berlusconi”.
Ottimo post, ciao.