Internet viene spesso presa ad esempio come un esempio di libertà e democrazia, come il miglior parto della società occidentale che meglio esprime l’idea di libertà della tradizione illuminista e democratica.
Questa idea ha molti difetti.
Una pecca importante è che la gente non vive internet con questo senso di libertà, almeno non di libertà politica e di parola. L’uomo comune è interessato ad avere una rete libera da censure principalmente per due ragioni: il porno e il file sharing. Sono pochi quelli che parlano di politica, e ancor meno quelli che se si trovassero a dover scegliere tra poter esprimere idee politiche e informarsi su siti indipendenti, e poter masturbarsi con video gratuiti e scaricare gratis programmi, musica e film, preferirebbero la libertà politica. Per la gente internet è importante prima di tutto perché è anarchia, perché possono farci quello che vogliono, il che quasi sempre vuol dire non fare nulla di utile e costruttivo. Certo è vero che quasi tutte le persone ne fanno un uso misto, un po’ per informarsi, un po’ per divertirsi, e un po’ per perdere tempo, ma in quasi tutti i casi la quantità di perdita di tempo è enormemente superiore al resto.
Un altro difetto è che le persone sono lasciate sole a navigare, certo questo vuol dire libertà, nel senso che vanno dove gli pare, ma vuol dire anche che non vanno dove non sanno di poter andare. Questo non è un problema della rete in se ma del mondo reale: se le persone non vivono una vita che le sprona a usare la rete per informarsi, studiare, e partecipare, molto difficilmente gli verrà in mente da sole di farlo. È più facile che si mettano a cercare le scarpe su zalando.it seguendo la pubblicità in televisione, o che leggano il sito del tgcom esattamente come guardano il canale televisivo. Insomma l’utilizzo della rete finisce per essere lo specchio di ciò che fai e pensi quando non sei su internet, se pensi solo al telefonino o alle scarpe quando navighi cercherai solo telefonini e scarpe. E questa nostra società è perfetta nell’ispirarci decine di migliaia di pensieri e desideri inutili o dannosi, la rete dal canto suo non fa che amplificarli perché non ha orari come la televisione, è sempre lì ed è molto più grande.
Il terzo problema è che la libertà di internet è sempre una libertà solitaria. Anche quando ci si trova insieme in un social network o in un forum, o quando si partecipa ad azioni collettive come le petizioni online, non è mai come essere realmente insieme. Dal punto di vista politico è molto difficile creare una comunità molto grande che possa avere un peso politico e possa portare alla creazione di idee nuove. Il massimo che si è riusciti ad ottenere finora è il sito di Beppe Grillo, che ha certamente peso politico ma rappresenta sostanzialmente le idee e il lavoro di un solo uomo, non c’è nessuna collaborazione da parte degli utenti e non c’è un livello paritario o quasi tra Grillo e i visitatori, lui dà le sue idee dall’alto e chi lo legge al massimo può commentare il post, commento che finirà in un mare di migliaia di altri commenti e risulterà totalmente inutile.
La libertà di informazione è già qualcosa, è vero, il poter essere in grado di conoscere la storia senza censure e revisioni come accade in Cina è certamente una parte di libertà, ma non è abbastanza per poter dire di essere libero se non c’è la libertà di organizzarsi, di agire e avere un peso. Oggi possiamo commentare, possiamo scrivere, possiamo anche insultare i politici o inneggiare al duce o al nazismo se ci va, ma non possiamo dare peso e realtà alle nostre idee. Alla fine quelli che decidono tutto sono sempre quelli seduti in parlamento, e quelli non stanno a girare la rete per trovare buone idee e ascoltare opinioni, fanno ciò che gli conviene, fanno ciò che vogliono gli industriali, la mafia, la Chiesa. E lo fanno perché sanno che il popolo è libero ma fatto di singoli individui, che da soli non hanno nessuna possibilità di ribellarsi; magari potranno lamentarsi, inveire, anche capire tutti i giochi che stanno dietro certe scelte, ma tanto non potranno fare nulla per cambiare le cose.
E l’ultimo difetto di questo tipo di libertà è che è una libertà parziale. Si potrebbe pensare semplicemente “meglio poco che niente”, alla fine in Cina, in Iran e in molti altri posti stanno messi molto peggio. Ed è vero, ma è un ragionamento pericoloso. Quando la CIA organizzò la rivolta contro Gheddafi tutte le televisioni la presentarono come una lotta per la democrazia, anche se le iniziali proteste della folla erano per il rincaro dei generi alimentari; questa manipolazione mediatica ha avuto facilmente successo perché Gheddafi era un dittatore, e qualunque ribelle può appellarsi a questo per giustificare la propria ribellione. Ma con una democrazia è diverso, chi cerca di cambiare le cose con le armi è un terrorista, e lo stato è pienamente giustificato a usare l’esercito contro i terroristi perché se vuoi cambiare le cose in una democrazia devi farlo pacificamente, tramite la politica e le elezioni. L’idea sarebbe sensata se non ci fossero democrazie come quella americana o italiana in cui il voto è assolutamente inutile, perché chiunque vada al governo farà più o meno le stesse cose; se il sistema è marcio ma formalmente democratico può contare su quest’ultimo fatto per cercare di sopravvivere delegittimando qualunque critica o rivolta contro il sistema stesso. Così la democrazia diventa la giustificazione di tutto: gli americani causano direttamente o indirettamente la morte di milioni di persone con le loro invasioni, ma almeno il loro governo è democratico; i politici rubano tutto quello che possono ma almeno fanno parte di partiti veri, non di movimenti demagogici come quello di Grillo, insomma ognuno ha i suoi diritti, i cittadini possono votare e i politici possono rubare. In questo modo il potere con la scusa di avere già concesso ampia libertà di espressione può vietare le cose realmente pericolose per il sistema, quelle che fanno veramente pensare la gente e possono darle potere e spingerla a ribellarsi; un po’ come i sovrani illuminati che concessero costituzioni e qualche blanda riforma, ma poi pretesero che il popolo se ne stesse buono e la smettesse di protestare perchè aveva già ricevuto delle (dal punto di vista del re) grandi concessioni per cui doveva essere contento e tranquillo.
La libertà non è qualcosa che deriva da un mezzo, ma dall’educazione e dalla consapevolezza. Potrai avere tutti gli strumenti tecnologici che ti pare, la democrazia diretta, referendum ogni giorno, ma se nessuno ti ha insegnato a interessarti della politica, a giudicare criticamente i politici e le situazioni, a usare utilmente il tuo tempo e le tue energie, allora non saprai cosa farne della tua presunta libertà.