L’importanza dei diritti gay e trans nel XXI secolo


Nessuno si è ancora reso conto di quanto la tematica del gender, della transessualità, dell’omosessualità, e in generale della propria identità, rappresenti un punto centrale del ventunesimo secolo.
Ai tempi della rivoluzione francese, di quella americana, e di quella russa, il popolo lottava per varie forme di “libertà”. La libertà politica che consta nell’avere un governo che rappresenti il popolo, o almeno ne faccia gli interessi; quella che riguarda il diritto a non essere assoggettati a un re lontano e senza alcuna rappresentanza in parlamento, cioè il diritto a non essere dei servi in delle colonie; e la libertà che deriva dalla giustizia sociale e dall’equa distribuzione della proprietà e della produzione.
Se guardiamo al mondo di oggi, da nessuna parte queste libertà sono ancora decentemente rispettate tutte, quasi sempre nessuna è rispettata. Tuttavia, questo pesantissimo lascito delle tre grandi rivoluzioni è stato la fiamma della civiltà nell’epoca moderna, e quei progressi politici e sociali che si sono potuti ottenere, per quanto parziali, derivano da quelle lotte e quegli ideali.

Il XX secolo è invece stata l’era delle dittature: prima quelle personalistiche dei fascismi, del nazismo e dello stalinismo, e poi quella dei sistemi del capitalismo e del comunismo. Questa è una lotta ancor meno vinta, col neocapitalismo moderno che è riuscito a unire il peggio dei due sistemi: la divinizzazione del denaro e la propaganda costante e l’indottrinamento a favore del sistema stesso.
La tecnologia moderna rende questa forma di governo e di economia estremamente semplice da attuare e difficile da estirpare, e la globalizzazione e la caduta del comunismo ha reso possibile la sua estensione a quasi tutto il mondo. Dalle ideologie si è passato al vuoto di ideologie e ideali, istillando nella gente solo la fame di denaro, e rendendola abbastanza povera da non pensare ad altro, ma non troppo povera per non poter sopravvivere.

La progressiva decadenza della potenza americana è ciò che contraddistingue l’inizio del XXI secolo. Questa ha dato la possibilità a varie potenze regionali di emergere, ma con Putin ora sta nascendo una cosa nuova, che resuscita i tempi dell’Unione Sovietica: una propaganda culturale alternativa. Il modo in cui Putin si propone come protettore della famiglia tradizionale, della procreazione, di una “sana normalità”, si proietta anche al di fuori della Russia.
Finora il mondo andava semplicemente verso una progressiva liberalizzazione del sesso e dei costumi, e uno sdoganamento della transessualità e di tutto ciò che le è affine. Non per cultura e progresso, ma semplicemente per lassismo, perché non si vuole proibire più niente, giusto o sbagliato che sia. Oggi le trans vanno in televisione solo perché fanno audience, perché sono ancora viste come trasgressive, non perché si creda realmente che abbiano qualcosa da dire.

Putin, e in futuro anche la Cina forse, la cui cultura maschilista è molto simile a quella russa, potrebbe riuscire a cambiare il corso che la storia pareva aver preso. In un mondo in cui sono quasi tutti sempre più poveri e insicuri, le facili dottrine di Putin sono semplici come lo erano il fascismo e il nazismo come ricetta al disastro economico.
Negare i diritti di gay e trans è un modo semplice e rozzo di protestare contro la cultura americana e contro l’unione europea, in maniera simile all’uscita dall’euro. Ed è anche un modo per imporre i nuovi nazionalismi, quello russo come quello veneto, prendendo di mira una minoranza allo stesso modo che fece Hitler con gli ebrei. E il nazionalismo dà psicologicamente fiducia, gli italiani e gli europei si sentono invasi dagli stranieri, vedono le loro città cambiare, le loro tradizioni spesso morire, e tutto ciò disorienta e fa paura. Nella speranza di trovare la propria libertà, negano quella altrui.

I concetti di “libertà” e “identità” sono sfuggenti. Chi è abituato a essere libero non capisce nemmeno cosa sia e quanto valga la libertà; e chi è servo spesso è così abituato ad esserlo che la condizione gli sembra del tutto normale, perché ci è sempre vissuto, e così probabilmente i suoi genitori e i suoi nonni. E chi non ha particolari problemi di identità quasi mai può capire quelli che non sono nati come tutti gli altri, la cui idea di se stessi non è chiara coerente come quella della quasi totalità delle persone.

Gay e trans sono una minoranza del 5% e dello 0,1%, meno di quanti fossero gli ebrei in Europa nelle regioni da loro maggiormente popolate, e le persecuzioni di Putin non sono (ancora) a livello di quelle dei nazisti. Ma la cosa non è meno grave, se una società sceglie coscientemente di sacrificare una parte della sua popolazione, sia il 20% o lo 0,1%, per creare una nazione più forte, pura e giusta, non potrà che derivarne uno sfacelo morale e culturale. È quello che successe in America con lo sterminio degli indiani, e in Russia con quello delle tante popolazioni non russofone sparse per la Russia zarista prima e sovietica poi.

Anche se sembra una lotta di pochi, un problema marginale rispetto alla crisi economica e a tanti altri problemi, è un problema fondamentale per il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo. Il valore di un uomo si vede da come tratta coloro che sono in difficoltà e non hanno nulla per ricompensarlo. Quello di uno stato si vede in come tratta le minoranze, i più deboli, o coloro che dalla moda o dalla storia sono bollati come indesiderabili.
Il regime nazista e la sua economia apparentemente erano efficientissimi, con la loro disciplina e centinaia di migliaia di lavoratori schiavi da tutta Europa. In realtà produceva di più l’Inghilterra che aveva lavoratori liberi, e orari e trattamenti più umani. Anche l’economia è più facile migliorarla costruendo un mondo più giusto e umano piuttosto che imponendo l’ordine dall’alto con la forza.
Inoltre certe scelte vanno di solito di pari passo: una società chiusa e razzista, se non lo è già, diventa anche dittatoriale e violenta. La persecuzione di una minoranza non rimane mai una cosa isolata, se è possibile eliminarne una allora si fa anche con altre, e tutti alla fine possono essere classificati come facenti parte di qualche tipo di minoranza, vera o inventata, nessuno dopo un po’ è al sicuro.

Il XXI secolo può essere un periodo di libertà, di pace e di giustizia, come di crescente schiavitù, guerra e ingiustizia. Sono tanti i fattori che determinano queste scelte, e sembra che la seconda strada sia molto più probabile della prima. Ma non è detto che il mondo non possa migliorare, per farlo, però, deve imparare le lezioni vecchie e nuove di cosa sono libertà e identità.


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