L’ascesa al potere di Hitler e Mussolini – quadro storico


Mi è stato chiesto di spiegare il modo in cui Hitler e Mussolini sono giunti al potere. Essendo un argomento abbastanza lungo e complesso ho preferito dividerlo in diversi articoli, questo è il primo riguardo alla situazione generale della politica europea dalle democrazie liberali ottocentesche alla prima guerra mondiale, per presentare il periodo e il mondo in cui presero vita fascismo e nazismo. 

Sia Hitler che Mussolini sono saliti al potere democraticamente tramite elezioni, e sono stati designati legalmente dal capo dello stato come primi ministri. Questo getta una luce inquietante sia sulla efficacia della democrazia che sui popoli che in quel tempo hanno votato e sostenuto i due futuri dittatori. Capire come tutto questo è successo non è semplice, e può essere facile e riduttivo parlare in entrambi i casi di populismo (come anche si fa oggi con Grillo), oppure porre l’accento sulla loro grande abilità oratoria e capacità di ipnotizzare le folle, o sulla incapacità di chi tra i politici gli ha dato il potere di non capire che non si trattava di uomini facilmente addomesticabili e che potevano essere fatti rientrare all’interno di un gioco democratico.

Ma facciamo un passo indietro, prima di capire questi due personaggi e i popoli che li hanno eletti bisogna capire come si è sviluppata la democrazia liberale europea, che entrambi disprezzavano e hanno contribuito, assieme al comunismo, a distruggere. La democrazia nasce con la rivoluzione francese e la sua esportazione ad opera di Napoleone; anche dopo la sua sconfitta e la restaurazione, col ritorno dei re sui loro troni i privilegi feudali non poterono essere completamente ripristinati, e gradualmente l’assolutismo scomparve dall’Europa per lasciare spazio a dispotismi più o meno illuminati, parlamenti con funzioni consultive o poco più eletti da una ristretta minoranza di ricchi e potenti, e progressiva abolizione dei privilegi feudali ed ecclesiastici.
In questa cornice nasce il socialismo, una corrente politica figlia dell’industrializzazione, che nel XIX secolo si stava diffondendo dall’Inghilterra al resto del continente. Fino ad allora i governi erano composti di nobili, proprietari terrieri e notabili: il parlamento inglese, che era il punto di riferimento di questo modello politico, aveva la camera dei lord in cui potevano stare esclusivamente nobili nominati direttamente dal re, e la camera dei comuni era invece aperta alle elezioni, ma solo i ricchi o i nobili decaduti (come Churchill) potevano entrare in uno dei partiti ed essere eletti. Si trattava di democrazie di élite, in cui una ristretta minoranza di privilegiati votava dei loro colleghi e conoscenti: non si facevano campagne elettorali ma cene con i possibili elettori (perché erano così pochi che li si poteva incontrare più o meno tutti di persona). Non bisogna pensare troppo male di questo sistema: questi governanti erano persone serie e in genere oneste e capaci, che sentivano la responsabilità del loro ruolo allo stesso modo in cui lo sentivano i re. La borghesia aveva ereditato dalla nobiltà il potere politico, e la democrazia liberale fu lo strumento con cui espresse questo potere; e considerando che non ci furono guerre estremamente sanguinose fino alla prima guerra mondiale, e la situazione economica e sociale, pur con alti e bassi, migliorava di decennio in decennio, si può dire che i borghesi europei abbiano fatto un bel lavoro.

Il socialismo cambiò le carte in tavola di questo sistema perché si appellava alle masse. Per ottenere più poteri aveva bisogno di più voti, e per avere più voti bisognava che il diritto di voto fosse esteso anche alle classi più povere, e grazie a scioperi, proteste ed anche senso di giustizia e solidarietà di molti politici e borghesi in tutti i paesi europei ci si incamminò verso l’allargamento degli aventi diritto di voto. Alla lunga questo doveva portare per forza alla morte della democrazia liberale, che poteva continuare ad esistere solo finché i politici potevano conoscere di persona i loro elettori, quando questi ultimi diventavano troppi si doveva passare dalle cene ai comizi in piazza, e quindi anche i partiti dovevano cambiare e trasformarsi in movimenti di massa.
Che cosa sono i movimenti? Sono delle idee che riescono a smuovere un gran numero di persone, spingendole a lottare per la stessa bandiera. Il popolo dopo la rivoluzione francese è sempre stato lasciato fuori dalla politica, probabilmente perché dopo aver visto la fine fatta da Robespierre e Napoleone molti pensavano che chi cerca di prendere il potere in nome del popolo prima o poi finisce male. Grazie al socialismo incomincia a entrarci, inizialmente indirettamente, tramite gli scioperi che gli consentono di ottenere leggi in loro difesa, e poi sempre di più tramite i partiti socialisti, all’inizio considerati illegali e poi accettati con rassegnazione dal potere.
Un po’ dopo i socialisti, anche la Chiesa cattolica e quella protestante iniziarono i loro movimenti di massa. Questo era logico, dal momento che i più poveri e ignoranti potevano votare solo due generi di partiti: uno che gli promettesse migliori condizioni di lavoro e di vita (il socialismo), o uno che facesse leva sul sentimento religioso, le paure e gli ideali del popolo. Essendo le condizioni di vita spesso disperate, e la fede nella religione ancora molto forte, questi due partiti potevano esercitare una forza di attrazione sulle masse che i partiti liberali non avrebbero mai potuto contrastare.

Gladstone nell’Inghilterra vittoriana fu il protagonista del socialismo inglese. L’Inghilterra ebbe un enorme vantaggio dal fatto di avere iniziato prima di tutti gli altri la rivoluzione industriale, e dall’avere un governo che dai tempi della Magna Charta e dalla rivoluzione di Cromwell aveva fatto i conti con le proteste del popolo e con la limitazione dell’assolutismo. Il socialismo inglese non ebbe quindi effetti dirompenti, complice anche l’enorme ricchezza della nazione; gli industriali potevano facilmente permettersi di concedere qualche aumento di stipendio in più in un’epoca in cui l’Inghilterra era la fabbrica del mondo e dalle colonie arrivava materiale grezzo a poco prezzo. Molto diverso invece il discorso era per paesi nati nel 1860 come la Germania e l’Italia, o anche per la Spagna che stava completando la sua parabola discendente dall’epoca d’oro del suo impero coloniale. In questi paesi non c’era un governo forte e antico con secoli di esperienza e legittimità alle spalle, nel caso dell’Italia e della Spagna non c’era nemmeno una vera classe borghese, tanto che la Banca Commerciale Italiana (che possiamo prendere come simbolo della borghesia) nacque nello stesso anno del partito socialista. In Inghilterra era tutto molto diverso, il socialismo ebbe decenni di tempo per inserirsi gradualmente all’interno dello stato, così come i borghesi avevano avuto decenni di tempo per imparare a governare, quindi la storia inglese è stata caratterizzata da un continui riformismo senza mai nessun pericolo di rivoluzione, il che ha portato una relativa pace sociale e un invidiabile equilibrio politico. Gli inglesi quando lui andò da loro avevano il terrore di Garibaldi, e in effetti la sua sola presenza causò tafferugli e paure varie, ma alla fine rimase qualche giorno e poi se ne andò, e tutto tornò come prima. L’Inghilterra poté permettersi anche di ospitare nel loro esilio i teorici delle rivoluzioni ottocentesche Mazzini e Marx senza alcun pericolo.

La grande guerra sconvolse lo sviluppo democratico dell’Europa. A quel punto gli stati europei si trovarono di fronte a una terribile impresa e dovevano affrontarla con i mezzi che avevano a disposizione, e purtroppo nel caso della Germania e dell’Italia questi mezzi non erano all’altezza. La Germania subì la sconfitta della guerra, e i francesi peggiorarono le cose chiedendo le condizioni più dure possibili nella conferenza di pace di Parigi. Gli italiani nominalmente vinsero, ma non ottennero tutti i territori che speravano e il paese era entrato in quella guerra disastrosa nonostante il parlamento fosse per la neutralità, la democrazia quindi non era stata in grado di fermare la guerra né di vincerla totalmente e a un prezzo ragionevole. La prima guerra mondiale aveva distrutto l’impero inglese, l’economia dell’Inghilterra era stata irreparabilmente danneggiata e non si sarebbe ripresa mai più; i comunisti erano allora visti con molta diffidenza perché c’era paura di una esplosione di scontento sociale, così come c’era paura di un avvento del fascismo al potere negli anni successivi, quando un piccolo gruppo creò un partito che si ispirava a quello di Mussolini. Ma non erano problemi reali, il governo britannico anche nei periodi più difficili non rischiò mai seriamente la rivolta sociale o il colpo di stato.

Per Germania e Italia era molto diverso, non avevano la stessa storia e lo stesso equilibrio degli inglesi. La democrazia liberale e la grande guerra furono dunque ciò che contribuì in entrambi i casi a fertilizzare il terreno per l’avvento delle due dittature. Sia Hitler che Mussolini costruirono il loro potere con gli attacchi al vecchio modo di fare politica ed il nazionalismo, e riuscirono ad avere successo per via della debolezza delle strutture politiche dei loro paesi e per la mancanza di una solida storia alle spalle paragonabile a quella inglese. Non è un caso se Mussolini portò poi ad una serie di emulazioni in tutto il resto d’Europa, la democrazia era un tipo di governo molto acerbo per tutti, non solo per tedeschi e italiani, gli unici che avevano potuto costruire una tradizione politica paragonabile a quella inglese erano i paesi scandinavi (Finlandia a parte) e la Svizzera. Era naturale che dopo la tragedia della prima guerra mondiale e la crisi economica le dittature si diffondessero in questi paesi deboli ed esposti.

Questo è dunque lo scenario generale dell’ascesa di Hitler e Mussolini. I prossimi due articoli tratteranno dell’ascesa al potere dei due, e di come sia stato possibile che prendessero il potere più o meno democraticamente (pur se con ampio uso della violenza, soprattutto in Germania). 


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3 risposte a “L’ascesa al potere di Hitler e Mussolini – quadro storico”

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